mercoledì 20 gennaio 2010

Craxi e l’Italia della chitarra e mandolino

La lettera di Napolitano e la commemorazione al Senato sono colpi mortali alla verità.

Questo Paese forse non ha davvero più scampo. Scrivere della lettera mandata alla famiglia del leader socialista dal presidente della Repubblica ha imposto una giornata di riflessione.
Poi la ‘commemorazione’ di un latitante al Senato ha dato il colpo di grazia a qualsiasi sogno di lucidità. Perchè ogni cosa ha un valore, oltre il senso stesso delle parole, per il suo carattere simbolico.
Giorgio Napolitano è un uomo anziano, ha sulle spalle la sua cultura ed esperienza di vita, è di certo una persona onesta ed irreprensibile, ma con la sua decisione di rilanciare l’ennesima ‘pacificazione’ ha scelto di rappresentare quell’Italia accattona e provinciale che da decenni (se non di più) sta uccidendo qualunque ipotesi di progresso.




L'uguale e il diverso

Forse è proprio vero: una ventata gelida di razzismo sta spazzando l’Italia. Lo ha sostenuto di recente L’Osservatore Romano; lo ha ribadito Sergio Harari sul Corriere; ce lo aveva addirittura ricordato l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (una agenzia dell’ONU) soltanto qualche mese fa. La vulgata popolare ne vorrebbe una paternità esclusivamente leghista. Del resto, la chiamata alla “guerra santa” e alla “nuova Lepanto” contro gli islamici; il Natale che diventa “bianco” non per la neve ma per il colore della pelle; le “pulizie etniche” ventilate per i “culattoni” e la “tolleranza a doppio zero” per i bambini Rom (frasi da cui nessun esponente della dirigenza leghista si è dissociato, nonostante siano costate a chi le ha pronunciate una condanna per istigazione al razzismo) sembrerebbero non lasciare spazio ai dubbi.

Altri fatti, tuttavia, impongono una considerazione meno semplicistica del problema. Due esempi: la “caccia al negro” che diventa motivo di vanto per i ragazzi di Rosarno (lo racconta Marco Rovelli), di cui è difficile pensare una affiliazione al partito di Bossi; e gli insulti a Mario Balotelli, pronunciati negli stadi di tutta Italia, da Torino a Verona passando per Cagliari, da tifoserie di ogni colore politico. A cui oggi se ne aggiunge un terzo: il cartello appeso sulla porta di un negozio di abbigliamento di Empoli, che reca la scritta “vietato ai cinesi“. Il titolare si difende, sostenendo che non si tratti di razzismo ma di una misura per evitare che falsi clienti dalla pelle gialla si aggirino tra la merce con l’unico intento di copiare rifiniture e cuciture. “I clienti sono dalla mia parte“, aggiunge. E si sa, il cliente ha sempre ragione.




martedì 19 gennaio 2010

L'elettroregime


Leggi ad personam. Conflitto di interessi. Ci siamo abituati. Ma non basta per comprendere lo scenario politico e culturale italiano. Giustizia e comunicazione (attorno alla vecchia prepotente televisione generalista e generale) sono - è vero - il cemento di potere della destra. Tuttavia, siamo ormai al di là delle previsioni pessimistiche d’inizio legislatura. E’ in atto davvero un tentativo di dar vita ad un ‘elettroregime’. Come prima, più di prima. E infatti. Per ciò che concerne i media, antichi e moderni o post-moderni, ci sono due novità enormi. Da ultimo, il decreto firmato dal ministro per i beni culturali Bondi sulla rideterminazione del compenso per la ‘copia privata’ e, ancor più, il decreto legislativo di Natale che intende a suo modo dare attuazione alla direttiva europea ‘Audiovisual Media Services’ (ex Direttiva ‘Tv senza frontiere’).




lunedì 18 gennaio 2010

Ricordando i viaggi di Craxi

La Fondazione Craxi è stata creata il 18 Maggio 2000 con l’obiettivo della «tutela della personalità, dell’immagine, nonché del patrimonio culturale e politico di Bettino Craxi». Anche quest’anno ha ricevuto il suo contributo statale dal Ministero della Cultura. In questi giorni è impegnata nel raggiungimento del suo obiettivo, come ci comunica il sito del Pdl:


«In occasione del decimo anniversario della scomparsa dell’On. Bettino Craxi, la Fondazione intitolata al leader socialista, presieduta da Stefania Craxi, ha in programma una serie di importanti iniziative. Innanzitutto il viaggio ad Hammamet che si svolgerà dal 15 al 17 gennaio. Nel corso della permanenza in Tunisia, la Fondazione Craxi ha organizzato per la serata del 16 gennaio (ore 21.30 presso l’Hotel “Mehari Golden Yasmine” di Hammamet) la proiezione in anteprima del nuovo docu-film “Esilio”. Domenica 17 gennaio alle ore 10.30 si terrà la cerimonia in ricordo di Bettino Craxi presso il cimitero cristiano di Hammamet. Alla commemorazione prenderanno parte il Ministro degli Esteri, Franco Frattini, il Ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ed il Ministro della Funzione Pubblica, Renato Brunetta. Martedì 19 gennaio alle ore 10.00 la Fondazione Craxi terrà a Roma, presso la Sala degli Atti Parlamentari del Senato della Repubblica (Piazza della Minerva 38), la celebrazione ufficiale della figura di Bettino Craxi. Al saluto introduttivo del Presidente del Senato Renato Schifani, seguirà la Relazione di Stefania Craxi sul tema “Attualità del pensiero politico di Bettino Craxi”. I lavori proseguiranno con una Tavola Rotonda alla quale prenderanno parte, tra gli altri, Luigi Angeletti, Tarak Ben Ammar, Renato Brunetta, Giuseppe De Rita, Franco Frattini. Le conclusioni saranno affidate alle parole del Ministro Maurizio Sacconi.




sabato 16 gennaio 2010

Da ottobre la censura è stata bucata 84.000 volte: grazie a te!

Mala Tempora Currunt è nato tre mesi fa, e ha avuto risultati che io considero strabilianti: voglio condividerli con voi, che venite spesso e volentieri su questo blog per leggere notizie o punti di vista che sui principali mezzi di comunicazione non trovano posto.




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venerdì 15 gennaio 2010

Numeri

L’Istat ha pubblicato giusto ieri un resoconto statistico “per capire il Paese in cui viviamo” (così sta scritto nel titolo).
E’ interessante, perché smentisce alcuni luoghi comuni.


Gli stranieri residenti in Italia nel 2009 erano 3.891.295, ossia il 6.5% della popolazione totale. Tanti, pochi? Diciamo che in Spagna sono l’11.6%, in Germania l’8.8%, in Regno Unito il 6.6%, in Francia il 5.7%. Dalle statistiche mancano i clandestini, è vero, ma mancano pure negli altri Paesi e, secondo l’Ocse, il fenomeno è più o meno analogo in proporzione anche altrove.

Ma il dato più interessante è un altro. La comunità straniera più presente (circa 800mila persone) è quella romena, con il 20.5% sul totale; poi l’albanese con l’11.3%, la marocchina (10.4%), la cinese (il 4.4%), l’ucraina (il 4.0%), la filippina (il 2.9%), la tunisina, la polacca, l’indiana, la moldava. Il dato che colpisce è che di queste dieci comunità più numerose, solamente in due la religione nettamente prevalente è quella musulmana e comunque il loro numero complessivo non è così esagerato. Forse quando parliamo di immigrazione e la riduciamo alla religione musulmana e ai problemi che essa pone in termini di integrazione multiculturale dovremmo pensarci un po’, guardare prima queste cifre.




Il bene non fa notizia



E’ passata ingiustamente sotto silenzio la morte, all’età di cento anni, di Miep Gies. Il mulo da soma, la definì Anna Frank.

Il Corriere della Sera on line ha ignorato il decesso di questa eroina dei nostri tempi, ma non quello di un centoquattrenne americano che negli anni Trenta sollevava tre quintalate di roba con il dito mignolo, mentre la Repubblica on line ha confinato la notizia tra un ippopotamo e Pitti Uomo. Poco o niente spazio nei tg, che preferiscono dedicarsi ai writers che dipingono le saracinesche dei negozi e degli avvocati che partono per l'Alaska in cerca di avventure (no, non sto esagerando: era il Tg1 di stasera martedì sera).