giovedì 31 dicembre 2009

I migliori e i peggiori del 2009 (e auguri per il 2010)



Segnalo che, per chi non lo sapesse, da qualche giorno L'Antefatto sta facendo un sondaggio per stabilire un elenco dei migliori e dei peggiori del 2009. Ecco come viene presentata quest'idea simpatica:
Cari amici, Il Fatto Quotidiano vi propone un gioco semiserio: votiamo online i 25 migliori e i 25 peggiori dell'anno 2009 scelti in una serie di categorie che abbracciano la vita politica, sociale e culturale. Chi partecipa deve indicare i 50 nomi nella varie caselle. Le votazioni proseguiranno per qualche settimana e ogni giorno, sul nostro giornale e sul sito, comunicheremo i risultati parziali via via che li raccoglieremo, fino alla classifica finale. Buon divertimento e buon voto.
Colgo l'occasione per farvi tanti cari auguri di un felice 2010, nella speranza che porti felicità e serenità a voi e alle vostre famiglie.





Com'è intelligente D'Alema


La cosa divertente, nell’approccio autolesionistico con cui il Pd si va avvicinando alle regionali del 2010, è che D’Alema ci ha spiegato per mesi che bisognava dare il Pd in mano ai professionisti della politica, come lui e Bersani, gente seria che sa come muoversi nei corridoi e nelle alleanze, mica idealisti naïf e inesperti come Marino.
Caspita, si è visto, che bravi.





mercoledì 30 dicembre 2009

La Lega Santa



La Padania oggi in edicola chiede a gran voce, nell’editoriale di Enrico Macchi (Tendere la mano è inutile) e alle pagine 4-7, una nuova Lepanto per fermare la “nuova valanga islamica alle porte”.
La storia, profetizza Umberto Bossi, si ripete. E oggi, proprio come XVI secolo, “i paesi costieri venivano assaltati, le chiese incendiate, le campane distrutte, gli uomini e le donne ridotti in schiavitù, si chiedevano ingenti riscatti per restituirli alle loro famiglia”: “facile allora il parallelo tra gli accadimenti di allora e gli eventi di questi giorni”. C’è, tuttavia, una differenza: la Cristianità di oggi, contrariamente a quella di Pio V, manca di “vis pugnandi. Nelle parole di Macchi:




A Natale il regalino mafioso ad Alitaglia

Ecco come reagisce un europeo al binomio Berlusconi-Alitalia


Titoloni sulle home page di giornali e agenzie non ne ho ancora visti, ma la notizia è di una gravità inaudita. Altro che il papa col culo all’aria!
La compagnia aerea Ryanair sospende tutti i voli interni all’Italia a partire dal 24 gennaio 2010 perché l’Enac pretende che la compagnia irlandese accetti al check-in tutti i documenti diversi dalla carta d’identità.
La pretesa “illegale” - come si legge nella nota ufficiale Ryanair - che l’ente italiano ha nei confronti della compagnia privata che svolge il proprio servizio in regime di libera concorrenza, produce l’effetto desiderato: la ritirata di un operatore scomodo per Alitalia alla vigilia del sorpasso ufficiale sul mercato italiano da parte della compagnia low cost nonostante il “niet” sulla golosa tratta Linate-Fiumicino, guardacaso in regime di monopolio ad Alitalia in spregio alle normative europee di antitrust.




martedì 29 dicembre 2009

“Noi, schedati per imbavagliare la stampa”


“Esprimere opinioni, raccontare i fatti e difendere la libertà d'informazione in Italia è considerato sovversivo e da contrastare in ogni modo” è lapidario il commento di Paolo Serventi Longhi segretario generale della Fnsi dal 1996 al 2007 e inserito nell' elenco dei giornalisti schedati e spiati.
“L'aspetto decisamente più grave è che di quella vicenda non siano mai emerse ipotesi di reato che quel sistema sia stato considerato a tutti gli effetti del tutto legittimo. Temo che le cose siano addirittura destinate a peggiorare”. Ieri come allora la Fnsi, secondo Serventi Longhi, era impegnata a sostenere battaglie tra le quali anche quella della riforma del sistema televisivo. La discussione sulla legge Gasparri solo un esempio.




domenica 27 dicembre 2009

Il doppio registro di Bobo

Da ministro Maroni pubblicizza la difesa della legalità. In veste leghista inneggia alla razza padana e alle ronde

Bobo Maroni è il leghista bifronte. Gli piace mostrarsi ragionevole ed equilibrato, quando indossa i panni ministeriali. Coraggioso, quando fa il ministro dell’Interno che lotta contro la mafia. Perfino simpatico e divertente, quando infila gli occhiali scuri e suona l’organo Hammond nel gruppo soul Distretto 51. Del resto, uno degli slogan gridati a Milano nel 1994, alla manifestazione del 25 aprile, era: "Maroni, Maroni, arresta Berlusconi!". Ma quando deve fare i fatti, quando deve parlare alla pancia della Lega, si trasforma.





sabato 26 dicembre 2009

La grande truffa dei soldi ai partiti

Un rapporto della Corte dei Conti citato dal Corriere della Sera svela: quattro euro rimborsati per ognuno speso. Un aumento del 270% in un quinquennio.


Lo scrive il Corriere della Sera in un articolo a firma Sergio Rizzo citando un rapporto della Corte dei Conti: Nelle ultime elezioni politiche del 2008 i partiti hanno speso 136 milioni di euro e ne incasseranno 503 sino al 2012. Un guadagno pari a circa il 270% in cinque anni, che testimonia anche un aumento esponenziale delle spese e dei “rimborsi elettorali” degli ultimi 15 anni. I partiti nella tornata elettorale del 27-28 marzo 1994 hanno speso 36 milioni contro i 110 milioni delle politiche del 2008. Mentre per quanto riguarda i rimborsi elettorali si è assistito addirittura a una decuplicazione, passando dai 47 milioni versati ai partiti nel 1994 ai 503 milioni del 2008.





venerdì 25 dicembre 2009

Facciamoci un regalo: gratis e in 5 minuti! - LEGGI

Ciao!
Chiunque tu sia, tanti auguri di un felice Natale.
Che tu frequenti o meno la pagina della Libertà di Stampa, o che tu segua o meno il blog Mala Tempora Currunt, ti voglio raccontare in pochissime parole questa esperienza.

Da metà settembre è nata la pagina della Libertà di Stampa, che intende raccogliere tutte quelle persone che credono fortemente nella libera informazione: ad oggi abbiamo superato le 26.000 adesioni, che è un risultato importantissimo, almeno per me. Poi è nata l'esigenza di diffondere, tra i fan di questa pagina, notizie e punti di vista che nei canali tradizionali vengono regolarmente taciute o nascoste perché scomode a qualcuno: a questo scopo è nato il blog Mala Tempora Currunt, che raccoglie alcuni post dei blog più interessanti e originali della Rete. Da metà ottobre siamo arrivati ad avere oltre 55.000 visite, con una media di 700 al giorno e picchi di 3000.

Sono bei risultati, ma a Natale si può fare di più, come dice l'odioso jingle natalizio.
Ti va di aiutarmi a diffondere sistematicamente questi articoli sul tuo profilo di Facebook?
è una cosa rapida, e te la spiegherò passo passo. Con questa procedura autorizzerai Facebook a pubblicare automaticamente sul tuo profilo gli articoli di Mala Tempora Currunt, di modo tale che i tuoi amici possano accedere più velocemente alle informazioni e ai punti di vista espressi nel blog. Se per te va bene, questo rappresenta per me il più bel regalo di Natale!
Ci stai a "fungere da altoparlante"? :-)





giovedì 24 dicembre 2009

Il vaccino della stupidità


L’altro giorno, a Roma, Joi Ito ha cercato di spiegare che la stupidità e il male in Internet sono come un vaccino: per consentire a tutti di crescere robusti in una società digitale aperta.
A me sembra un paragone calzante. E mi chiedo quali spaventosi margini di arbitrarietà si apriranno se e quando si deciderà che si possono oscurare alcuni siti.
Ad esempio, Maroni farebbe chiudere questo grottesco sito omofobo che mi ha segnalato Carolina su Facebook?
Ovviamente io no, per quanto detto poco sopra.
Ma se davvero dovesse passare qualche legge di filtro o censura, avete idea del casino che verrebbe fuori sul perché quel sito passa e quell’altro no? E ne ha idea il buon Maroni?




Quando a decidere in politica è papi Silvio

Ecco cosa ha scritto, martedì 15 dicembre 2009, lo svedese Svenska Dagbladet sul nostro paese...

Mona Sahlin [la leader del partito socialdemocratico svedese, N.d.T.] chiede un timeout e Tiger Woods lascia, ma Silvio Berlusconi sembra immune dagli scandali. Il suo sorriso appare sempre impossibile da turbare – cosa che ha aumentato la forza delle immagini del viso sfigurato del primo ministro italiano.
Non è mai stata una buona idea quella di sommare potere politico a ricchezza e imperi mediatici. Invece di risolvere i problemi politici, Berlusconi ha dato nuovi contenuti alla massima che dice che ogni politica è personale. Le accuse di corruzione macchiano da tempo la figura di Berlusconi. Finora però – a differenza di suoi stretti collaboratori – è riuscito a divincolarsi dalla sbarra del tribunale. Se farà passare una proposta di legge che limita la lunghezza massima dei processi, ci riuscirà un’altra volta.
Le accuse di legami con la mafia sono state alimentate da quando un pentito ha fornito informazioni riguardo alla protezione politica collegata a una serie di attentati avvenuti nella primavera del 1994. Nell’autunno dello stesso anno, Berlusconi ha cominciato la sua carriera politica.




mercoledì 23 dicembre 2009

E’ giusto essere razzisti


Lo pensa il 20,7 per cento degli adolescenti italiani.

E’ il risultato drammatico del bombardamento mediatico prodotto dalla Lega e dal centro destra (e non sufficientemente osteggiato dal centro sinistra) ed è emerso dal rapporto annuale della Società Italiana di Pediatria. Venti adolescenti su cento giustificano il razzismo.
L’indagine si è svolta su un campione nazionale di 1.300 studenti delle scuole medie inferiori di età compresa tra 12 e 14 anni. Il 20,7 per cento dei ragazzi pensa che “in alcuni casi è giusto essere razzisti”, una percentuale che arriva al 27,6 tra chi passa più di tre ore al giorno su internet.
Lo studio ha anche comparato le risposte del campione nazionale e con quelle rilasciate da chi trascorre in Internet o alla Tv e gli scarti percentuali sono molto interessati.




Salvatore Usala


se non vedi il video, clicca qui

Salvatore Usala è affetto da SLA, una malattia degenerativa del sistema nervoso che porta alla completa paralisi. Salvatore è immobilizzato nel letto da ormai un paio di anni, comunica col mondo grazie a una piccola telecamera che legge i movimenti dei suoi occhi.




martedì 22 dicembre 2009

Libertà e Giustizia: inciucio no, accordo forse

L'ipotesi di un dialogo possibile diventa un caso



di Stefano Caselli


"Libertà e Giustizia non sta discutendo se sia giusto o no seguire D’Alema sulla via dell’inciucio". Parola di Sandra Bonsanti, presidente di Libertà e Giustizia, associazione che porta nel nome quella "cultura azionista" che, secondo l’ex presidente del Consiglio, "non ha mai fatto bene al Paese". "Non ho mai detto – dichiara Bonsanti – come si legge sul Corriere della Sera di ieri, che se ci fosse un ‘male minore’ da sopportare potrebbe valere la pena pagarlo, per impedire al Paese di implodere".

Un caso nato dall’articolo “Dialogare? Pensiamoci bene” pubblicato sul sito dall’Associazione dalla giornalista Patrizia Rettori. Un invito esplicito a discutere vantaggi e svantaggi dell’ipotesi dalemiana di un accordo fra Pd e Berlusconi per salvare il premier dai processi incombenti e avviare una nuova fase di riforme. C’è chi ha voluto vedere in questo l’inizio di una svolta inusuale per una comunità da sempre attenta ai temi della legalità. Niente di tutto questo.




Le scelte che dovrà fare Scrat

Ieri si faceva il caso – casuale, appunto – di un sito omofobo.
Ma se uno oggi ha voglia di farsi un giro su Facebook forse non troverà più le pagine che hanno causato tanto sdegno subito dopo l’aggressione del Duomo: in compenso Uccidiamo Bassolino è ancora lì bel tranquillo, accanto a Uccidiamo Spaccarotella, Uccidiamo Prodi, Uccidiamo Marrazzo, Uccidiamo Bossi, mentre è ricomparso anche un Uccidiamo Berluskoni (con il kappa), qualche nuovo gruppo filo Tartaglia e anche uno straordinario Odio Tartaglia, particolarmente paradossale perché incitando all’odio si autodefinisce un gruppo «contro la follia dell’odio».






Muore in cella il "negro" che aveva visto il pestaggio a Teramo


Metilparaben dice bene: "sarà una triste coincidenza", ma intanto è morto in circostanze ancora da appurare Uzoma Emeka, 32 anni, di nazionalità nigeriana, passato alla cronaca per essere stato citato ("il negro") nella registrazione di uno degli uffici degli agenti di polizia del carcere di Teramo.




lunedì 21 dicembre 2009

Ascolta, ascolta: Capezzone dà lezioni di credibilità!

Bile raccoglie quotidianamente le dichiarazioni di Capezzone in una rubrica (e per questo disgustoso ed eroico compito che si è auto-inflitto è da me ammirato e venerato).

Oggi mi è scivolato l'occhio su questa interessantissima lezione che l'ex radicale pensa di dare al Partito democratico:
«Conviene, converrebbe a Bersani, al Pd, alla parte ragionevole della sinistra, fare davvero argine rispetto alle campagne estremiste di Repubblica e di Di Pietro.»
«Bersani è dinanzi a un bivio di valenza storica: subìre ancora una linea giustizialista, tutta centrata sull’aggressione contro Berlusconi, o invece, per la prima volta, rompere con l’Idv e distinguersi nettamente dal Gruppo Espresso, aprendo a un cammino di riforme davvero utili al Paese».
«La prima strada porterebbe il Pd a 10-15 anni almeno di strutturale minoranza, peraltro inseguendo una linea massimalista e pericolosa; la seconda, invece, permetterebbe alla sinistra di recuperare credibilità presso i ceti medi, e di prepararsi a sfidare il centrodestra per il Governo dell’Italia. Servirebbe a Bersani lo stesso coraggio che consentì a Tony Blair di battere e mettere in minoranza le trade unions e la parte più vecchia del Labour Party. Il New Labour è nato così».




La Costituzione secondo Don Verzé


L’aggressione al presidente del consiglio è carica di effetti. Tra questi, quello di aver fatto cadere le (ultime) inibizioni linguistiche e stilistiche della maggioranza di governo e dei suoi rappresentanti. Grazie all’atmosfera di tensione prodotta dal lancio della miniatura, entriamo con maggiore chiarezza nel lessico e nella retorica berlusconiane. A stupire non è tanto la violenza nella scelta delle parole per commentare, spiegare (e condannare) l’aggressione: “mandanti morali”, “terroristi mediatici”, “network dell’odio”, “cattivi maestri”. I campi semantici da cui espressioni del genere provengono, infatti, li intuiscono tutti: da un lato, quello generato dagli anni di piombo, lontano nel tempo ma prontamente e rozzamente rispolverato per l’occasione; dall’altro, quello del terrorismo islamico (cavalcato, in Italia, dalla Lega e dalla destra più estrema in modo esemplare).





Aiutaci a difendere la libertà in internet: basta una firma!



Allora, amici, la storia è questa: siccome dopo il lancio del duomo a Berlusconi se ne sono sentite di tutti i colori (chi vuole eliminare l'anonimato su internet, chi vuole mettere filtri alla navigazione, chi paragona Facebook alle Brigate Rosse e via discorrendo), è arrivata l'ora di mettere in piedi un dibattito costruttivo in cui venga spiegato quali sono i meccanismi di Internet, quali insidie nasconde e quali incredibili opportunità offre per lo sviluppo di una società aperta.




Si scrive “inciucio”, si legge “cedimento”


Guai a parlare di inciucio: si dice “compromesso“. No a “leggine in favore di Berlusconi”, ma “se per evitare il suo processo devono liberare centinaia di imputati di gravi reati, è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza dei cittadini”. Il tutto proprio “come ha detto Bersani”, nonostante il segretario del PD vada ripetendo da settimane il suo no a qualsiasi legge ad personam. Nessun problema: per Massimo D’Alema “l’unica discriminante è tra essere uomini politici e non esserlo“.
Ora, si potrebbe contestare la decisione di collaborare con un governo dalla tentazione autoritaria, come il Berlusconi IV, per riforme su materie fondamentali per il mantenimento degli equilibri di potere quali la giustizia, la Costituzione, la legge elettorale. O ancora, si potrebbero criticare le reazioni indignate degli ex segretari Veltroni e Franceschini. Che oggi sostengono che l’unico inciucio buono sia un inciucio morto, cercando di vestire i panni degli antiberlusconiani “senza se e senza ma” di lunga data; con risultati (il loro passato ne è testimonianza) risibili.




Massimo Tartaglia ha detto basta alla tv


Mario Mauro (che se la memoria non m'inganna era l'europarlamentare che per protestare contro la decisione della Corte Europea andava in giro per il Parlamento Europeo ad appiccicare crocifissi con lo scotch, dimostrando tra l'altro una colossale ignoranza, visto le la Corte Europea non c'entra praticamente nulla con le istituzioni della UE, ma è un organo istituito dalla Convenzione dei Diritti e delle Libertà dell'uomo), comunque sia, dicevo, questo europarlamentare del PdL è andato a trovare in carcere Massimo Tartaglia.
Non scrivo questo per dare la notizia che un parlamentare del Popolo delle Libertà ha accettato di entrare in carcere di sua sponte, senza chiedere al Parlamento di negare l'autorizzazione a procedere, senza chiedere nemmeno una leggina ad personam, senza vomitare bile contro la magistratura (anche perché Mario Mauro ad oggi non risulta, almeno a me, indagato e tantomeno condannato).
La notizia che riporto è che a Mario Mauro ha fatto uno "strano effetto" il fatto che Tartaglia abbia detto alle guardie carcerarie: “d’ora in poi voglio vivere senza guardare la televisione”.




domenica 20 dicembre 2009

Di Bella mette in scadenza la Dandini


I voti del centrodestra avevano un prezzo. A un mese dall'investitura plebiscitaria alla direzione di Rai Tre, Antonio Di Bella si appresta a cancellare la satira di Serena Dandini, a chiudere in anticipo la stagione di Parla con me.
La Dandini ha un contratto per 4 puntate a settimana sino a giugno, ma il palinsesto primaverile – in fase di stesura – prevede l'ultima puntata già a marzo. Parla con me ha debuttato tra le polemiche e tentativi di censura, l'azienda voleva impedire la messa in onda della commedia Lost in Wc: all'interno di un bagno sfarzoso, riprese da una telecamere nascosta, c'erano due ragazze baresi che si fotografavano a vicenda. Chiara allusione a Patrizia D'Addario alle feste presidenziali di palazzo Grazioli. La gestione di Paolo Ruffini aveva un canovaccio rodato da sette anni di buoni successi, personaggi chiave e intoccabili, compromessi rigidi tra informazione e intrattenimento: se Fabio Fazio rappresenta la finestra sulla cultura, la Dandini è la satira in seconda serata. Antonio Di Bella aveva il compito di proseguire il lavoro di Ruffini, non di copiarlo fedelmente: il blocco di Parla con me, a un mese dall'incarico, è il segnale di apertura del nuovo corso.






Duemila miliardi di ragioni per essere preoccupati

1.800 miliardi di Euro, è il nuovo record toccato dal nostro debito pubblico. Questo mentre proprio in questi giorni la Grecia ha sfiorato il “default” del suo. Perché in pochi parlano di questo enorme fardello che grava su ognuno di noi e, soprattutto, peserà sulle future generazioni?


Mercoledì scorso su Giornalettismo, sia Carlo Cipiciani nel suo editoriale, sia Luca Conforti nella sua inchiesta, si sono occupati del nostro Debito pubblico. L’editoriale di Cipiciani, in particolare, mi è parso più allarmato rispetto alla pur puntuale e precisa inchiesta di Conforti. Cipiciani, in sostanza auspica una decisa presa d’atto della gravità della situazione italiana. “E’ bene – scrive Cipiciani nel suo articolo –che il paese cominci a rendersene conto. E che qualcuno cominci a prendere dei provvedimenti, prima che sia davvero troppo tardi”. Io sono d’accordo con lui. Il debito pubblico italiano ha superato soglia 1.800mila miliardi di euro. Un cifra impressionante. L’Italia ha in valore assoluto – ossia non in relazione al Pil, su cui viene calcolato rispetto al parametro di Maastricht che, comunque, si avvia verso il picco del 120% – uno dei debiti più alti al mondo. La crescita del debito su base mensile è stata di ben 14,7 miliardi ed è imputabile, secondo il bollettino di Bankitalia, per la maggior parte alle spese delle amministrazioni pubbliche. Forse pochi lo sanno, ma se non avessimo questo macigno sulle spalle, frutto dei deficit accumulati ogni anno, lo Stato potrebbe indirizzare le sue risorse per ammodernare l’apparato pubblico, potenziare la rete delle sue infrastrutture, rendere efficienti i servizi sociali, promuovere programmi di sviluppo in settori strategici dell’economia come quello delle nuove tecnologie e della conoscenza, creando così nuova occupazione. Insomma, come ci insegnano al corso di economia, potrebbe praticare quel ruolo del buon padre di famiglia che, liberatosi dopo lunghi sacrifici di tutti i debiti contratti nel passato, comincia finalmente a guardare con ottimismo al futuro suo e della sua famiglia.





La verità di Gasparri


Dopo un po’ di tempo, torniamo ad occuparci di Maurizio Gasparri, presidente dei senatori del Pdl. È infatti il caso di analizzare la sua dichiarazione rilasciata giovedì mentre andava in onda la puntata di Annozero dedicata ai «mandanti» dell’attentato a Berlusconi.

L’ex colonnello di An si è lasciato andare ad uno dei suoi soliti pacati commenti, tanto per abbassare i toni: «Santoro è impudente e provocatore. Lui e il frequentatore di condannati per mafia sono i creatori della tv dell’odio che genera violenza. Sono di fatto i fiancheggiatori dei peggiori fenomeni che avvelenano la vita del paese. È uno scandalo che questa gente faccia tutto ciò con le tasche piene di soldi dei cittadini. Annozero è una pagina oscura della vita italiana. Un’area sottratta ai valori della libertà e della democrazia. Sono i mandanti morali della violenza in atto. La Rai non può essere lo sgabello del partito dell’odio».




sabato 19 dicembre 2009

Approfondimento: Libera Rete in Libero Stato

Uno dei prodotti indesiderati dell’aggressione del “Tartaglia furioso” è il dibattito, giunto in Consiglio dei ministri, sulla libertà di espressione in rete.

Già la presenza di un dibattito non è un buon segno, visto che la libertà di espressione in rete non dovrebbe essere in discussione.
Un secondo elemento di preoccupazione viene dalle dichiarazioni di alcuni dei partecipanti al dibattito. Secondo cui la rete “non educa a nulla” (Giancarlo Galan); ”I social network non sono più luoghi di incontro e socializzazione virtuale. Si sono trasformati in pericolose armi in mano a pochi delinquenti che, sfruttando l’anonimato, incitano alla violenza, all’odio sociale, alla sovversione” (Gabriella Carlucci);”Facebook è più pericoloso dei gruppi degli anni ‘70” (Renato Schifani) e dunque bisogna “procedere all’oscuramento dei siti in cui si inneggia alla vigliacca aggressione” (Andrea Ronchi).
Il tutto mentre appaiono, nell’arco di una notte, gruppi di sostenitori al Premier da due milioni di iscritti e su Google si registrano strane sparizioni.




Ma nelle altre democrazie Facebook non lo censura nessuno


Domenica scorsa la politica italiana ha scoperto Facebook. Per i servizi segreti Massimo Tartaglia, lo psicolabile che ha aggredito Silvio Berlusconi ha agito da solo. Ma la maggioranza di governo si è dedicata al tiro al piccione contro la rete e i social network. Gasparri ha parlato di Internet come potenziale "spazio di violenza, di associazione per delinquere, strumento per spaccio di droga". Renato Schifani, presidente del Senato, ha tuonato: "Negli anni '70, che pure furono pericolosi non c'erano questi momenti aggregativi che ci sono su questi siti. Così si rischia di alimentare l'odio che alligna in alcune frange. Qualcosa va fatto. Ho preso atto che si procederà ad una regolamentazione via legge ordinaria. Ha fatto bene. Il Parlamento lo farà". Per Schifani "questi siti" (Facebook solo in Italia ha 13 milioni di iscritti) suonano ancora più pericolosi delle Brigate Rosse, di Prima Linea, dei Nar, e delle decine di gruppi che tra il 1969 e il 1985 si resero protagonisti di 12.770 episodi di violenza terroristica, ferirono oltre cinquemila persone uccidendone 342.




A La Russa è venuta un'idea: privatizzare la difesa

Nessuno ne parla, eppure secondo la Finanziaria 2010 tutte le spese di gestione del ministero della Difesa passeranno sotto il controllo di una società per azioni. I vertici di questa Spa saranno nominati dallo stesso ministro mentre il Parlamento non avrà alcun potere dei controllo. Nasce la Difesa Spa.


Il Governo si accinge a fare, sulla stessa falsariga di quanto già anticipato da Giornalettismo per il Dipartimento della Protezione civile , una mossa a dir poco clamorosa. La trasformazione della nostra Difesa in una società per azioni. Secondo alcuni commi semi nascosti nella Finanziaria appena varata con il voto di fiducia alla Camera, le spese e la gestione della nostra Difesa verranno affidate ad un consiglio d’amministrazione di una Spa ed i dirigenti di quest’ultima saranno nominati discrezionalmente dal solo ministro della Difesa, senza alcuna possibilità di controllo e di intervento da parte del Parlamento. Un provvedimento che sta allarmando non poco, proprio in queste ore, molti parlamentari dell’opposizione. Secondo il senatore del Pd, Giampiero Scanu: “La privatizzazione di un intero ministero sta passando praticamente inosservata, mentre introduce un principio senza precedenti. Ora si comincia dalla Difesa, poi si potranno applicare le stesse regole alla Sanità, all’Istruzione, alla Giustizia: non saranno più amministrazione pubblica, ma società d’affari”.





venerdì 18 dicembre 2009

Il Lodo D'Alema

L’ultimo pasticcio ad personam, ieri in Parlamento, era annunciato dalle parole di Massimo D’Alema al Corriere della Sera: “Se per evitare il processo di Berlusconi devono liberare centinaia di imputati di gravi reati è quasi meglio che facciano una leggina ad personam per limitare il danno all’ordinamento e alla sicurezza del cittadini”.

Montecitorio express. Detto fatto. Nel giorno in cui il “legittimo impedimento”, viene calendarizzato alla Camera (si voterà il 25 gennaio) e passa con il voto favorevole di Udc e Pdl, il Pd torna di nuovo in fibrillazione. Uno dei suoi leader più importanti apre clamorosamente la porta alla possibilità di un accordo; il capogruppo alla Camera Dario Franceschini invece dà disposizione di votare contro. Walter Veltroni si trincera dietro un sorridente “no comment”, diversi dirigenti allargano le braccia e sospirano: “E’ il male minore”. Ponte tibetano. Ma per capire cosa stia accadendo bisogna partire dall’uomo del giorno.





"Nonostante Gasparri" - Nemmeno Facebook lo prende sul serio

L'onorevole Gasparri, detto L'Aquila non tanto per il suo proverbiale acume quanto per le origini missine, pare non essere preso sul serio nemmeno a Palo Alto.
Questo infatti è quello che Facebook ha chiesto che scrivessi, a conferma della condivisione di un link sulla pagina della Libertà di Stampa.



"Although Gasparri", che in inglese si traduce con "nonostante Gasparri"...!





Le stranezze sui risultati di Google si moltiplicano...

Dopo la scomparsa, da Google Immagini, delle immagini del ferimento del tizio del consiglio e dell'attentatore (non veniva fuori nemmeno un'immagine di Berlusconi ferito o di Massimo Tartaglia), immagini prima presenti e oggi ricomparse, un'altra stranezza sui risultati di Google in Italia la notiamo grazie agli amici di Freek.

"Chi è Silvio Berlusconi? Google ci suggerisce delle chiavi di ricerca, che variano da Paese a Paese." scrive il Nichilista. "Vediamo come, in ordine sparso."


Brasile

Colombia

Argentina

Cuba

Stati Uniti

Regno Unito
 
Francia

Germania
 
Spagna

Danimarca

Grecia

Sudafrica

Corea del Sud

Hong Kong

India

Israele

Olanda

Belgio



In sostanza, nel nostro piccolo e non significativo campione, Silvio Berlusconi viene associato una ventina di volte alla parola scandalo, una dozzina a foto e foto proibite, dieci volte al premio Nobel, nove alla mafia e a donne o amichette. Cinque suggerimenti lo legano all’immaginario rock, immediatamente seguiti da villa Certosa e il quotidiano El Pais

Non mancano le stravaganze note (corruzione, propaganda, trapianto di capelli, David Mills, escort, prostitute e Noemi Letizia) e meno note (questa - che vede all’opera un sosia – e questa).

E in Italia?




Non sono soltanto le foto del Premier aggredito ad essere sparite, dunque.

Altro che clima d’odio: da noi, almeno su Google, si fa la pace.

via il Nichilista

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