Eppure gli esponenti della maggioranza e i media loro vicini hanno parlato di “300 violenti” e di collegamenti evidenti con Massimo Tartaglia, lo psicolabile protagonista della vergognosa aggressione al Presidente del consiglio. Un teorema che si poteva leggere con chiarezza a pagina 2 de Il Giornale di martedì 15 dicembre: “Quelli che lo hanno istigato ora liquidano l'attentatore come un pazzo. Ma in piazza c'erano altri 300 violenti come lui”.
Allo stesso modo il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, e il parlamentare Pdl, Maurizio Lupi, sono arrivati a evocare gli anni di piombo: “Si sta ricreando in Italia il clima degli anni '70 – ha detto ieri Formigoni - non dimentichiamo che altre persone hanno minacciato e insultato durante il comizio". Ma ancora più preoccupate solo state le parole di Roberto Maroni: "Forse non sapete – ha detto in conferenza stampa il Ministro dell'Interno - che proprio grazie alla buona gestione dell'ordine pubblico ieri [domenica, ndr] durante il comizio è stato sventato un tentativo di violente contestazioni al premier proprio sotto il palco". Non solo. Il ministro ha anche rivelato che “un gruppo di manifestanti organizzati” si era “infiltrato fin sotto il palco grazie a bandiere di Fi” e che erano stati bloccati prima che riuscissero “ad esporre uno striscione violento”.
È allora utile verificare cosa è successo domenica in quell'angolo di piazza Duomo, anche grazie ai video. In primo luogo, stando alla relazione dei servizi segreti al Copasir (il comitato parlamentare di controllo sull'attività degli 007), l'aggressore di Berlusconi avrebbe agito completamente da solo. In secondo luogo "lo striscione violento" di cui ha parlato il ministro Maroni, non esiste. Come riportato dal Fatto Quotidiano la scritta era la seguente: “Non c'è democrazia senza regole: rispettale”. Lo hanno confermato il prefetto di Milano Gian Valerio Lombardi, e Piero Ricca, l'animatore di Qui Milano Libera che aveva portato lo striscione e poi non è riuscito ad aprirlo. Non solo. I video sui “violenti” in piazza, segnalatici da www.shockjournalism.com mostrano la dinamica dei fatti. La telecamera è tra i contestatori e le forze dell'ordine.
Nel primo video i contestatori di Berlusconi, tutti a volto scoperto, scandiscono i loro cori: “Fuori la mafia dallo stato”; “Buffone”, “Chi non salta Berlusconi è”, "mafiosi, mafiosi". Rispondono i fan del cavaliere che li apostrofano come “Barboni”. Nel secondo video l'obiettivo si sposta sui militanti del Pdl. I cori, come in una sorta di clima da stadio, si fanno più pesanti: “Siete tutti culattoni”; “Comunista pezzo di merda” e anche uno sconcertante “Du-ce-du-ce”. Alcuni militanti del Pdl (pochi) si coprono pure il volto con le sciarpe, mentre qualcun altro cerca di scagliarsi, a urli, contro chi protesta.
Le immagini spingono perciò a una riflessione. Autorizzare il comizio in una zona così piena di gente (le migliaia di passanti di piazza Duomo delle sei del pomeriggio), non è stata una grande trovata. Non per niente ai due fronti contrapposti si sono anche aggiunti molti cittadini che erano lì per caso. Meglio sarebbe stato spostare tutto in una delle tante piazze vicine, meno frequentate, e in ogni caso abbastanza capienti per contenere i fan di Berlusconi (non più di 1500 in tutto).
Ma ovviamente di questo non parla nessuno. I sedicenti liberali della maggioranza si scagliano, invece, contro la libertà d'informazione e promettono leggi per censurare internet e limitare il diritto al dissenso. Perché, come aveva già capito Indro Montanelli, "Questa non è la destra. È il manganello".
Video (prima parte)
Video (seconda parte)
via AnteFatto
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1 commenti:
E' tutta una truffa come la storia del G8!!!!!!!!! tutto organizzato da quelle merde x dare la colpa ai ragazzi!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!! BASTARDIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII DI MERDAAAAAAAAAAAAAAAA!!!!!!!!!!!
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