Dopo Cina, Iran e Emirati Arabi Uniti, anche l'Italia si candida ad essere uno degli Stati più repressivi al mondo in fatto di libertà di espressione sul web.
Con gli altri tre Paesi, casualmente nessuno dei quali è una democrazia, l'Italia condividerà l'introduzione di "filtri" alla navigazione sul web.
Si tratti o meno di un pretesto, siate d'accordo o meno con l'esigenza di limitare la libertà di espressione (contro ogni principio liberale e democratico, ma la mia opinione la trovate tra qualche paragrafo), forse potreste non essere d'accordo con quello che ne conseguirà: la possibilità che gran parte dei social network, come Facebook e YouTube, vengano oscurati. Almeno, questo è quello che succede negli altri paesi dove sono applicati questi "filtri". "Nel caso di Facebook, ad esempio, per rendere irraggiungibile una singola pagina, si finirebbe per mettere off limits l'intero network. Chi ha sperimentato la navigazione su una rete dotata di filtri sa bene quanto questi meccanismi incidano sull'intera porzione di web interessata", scrive Repubblica.
Qualcuno ha pensato che, se così fosse, continui a rimanere un diritto insindacabile per tutti la possibilità di navigare su social networks, blogs e quant'altro, senza che, per le stupidaggini di qualche esaltato, vadano di mezzo tutti.
è per questo motivo che ha aperto una pagina su Facebook, che si occuperà di raccogliere nelle prossime settimane le informazioni per aggirare i filtri in questione, per poi farne un pdf da stampare, mandare via email o via msn. Spiegherà in termini semplici a tutti come fare a navigare in maniera anonima, come uscire dalle maglie della censura.
DISCLAIMER: per quanto appena segnalato mi appello alla libertà di cronaca. Riportare la notizia di una nuova pagina su Facebook non significa aderirvi. Tutte le principali testate d'altronde in questi giorni hanno riportato la notizia della comparsa delle deprecabili pagine dei fan di Massimo Tartaglia: esigo lo stesso trattamento.
Se volete sapere poi il mio personale punto di vista, le motivazioni di questa decisione gravissima restano oscure: stiamo ancora cercando di capire cosa c'entri il gesto di uno psicopatico (che, essendo in cura da 10 anni, non aveva accesso a Internet) con l'esigenza di restringere le libertà personali; cosa c'entri il libero confronto con la violenza; dove si possa trovare, sul Fatto, sui blog più influenti, su Repubblica o l'Espresso, l'istigazione alla violenza, quando chi sta discutendo l'introduzione di questi filtri è stato condannato per resistenza a pubblico ufficiale, ha fatto parte di una loggia massonica nata per sovvertire l'ordine democratico, non sa che cosa dice quando parla di social network o blog, costruisce la propria carriera politica sull'odio contro gli stranieri o contro chi non è d'accordo, se non contro la magistratura e l'opposizione.
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