lunedì 7 dicembre 2009

Gli avvocati radiano Previti dall’albo. Finalmente


C’è voluto un po’ di tempo, di sicuro molto meno di quello che ci mettono per farsi pagare le parcelle. Però, alla fine, l’Ordine degli Avvocati ha radiato Cesare Previti dal proprio albo professionale, nella sezione romana. Lo scrive Il Sole 24 Ore: la scelta nei confronti dell’ex legale di Silvio Berlusconi è arrivata dopo il passaggio in giudicato della sentenza della Cassazione che ha sancito la condanna definitiva di Previti a 6 anni di carcere per la corruzione del giudice Vittorio Metta nel processo Imi-Sir.
La radiazione non è ancora esecutiva perché la difesa di Previti nel procedimento disciplinare ha presentato ricorso e a breve dovrà arrivare l’intervento del Consiglio nazionale forense. La sentenza del Cnf, questa sì, sarà esecutiva, ma ancora soggetta a un possibile grado di giudizio davanti a un giudice togato, le Sezioni unite della Cassazione. E c’è da scommetterci che Cesarone vi adirà, ma con scarse probabilità di successo visto quanto accaduto. La coincidenza tra il capo d’imputazione deontologico e quello penale ha fatto sì che l’ordine romano si sia mosso solo dopo che la condanna per corruzione ha ricevuto il timbro finale della Cassazione. Va sottolineato che è lo stesso ordinamento forense a imporre l’avvio di un procedimento disciplinare una volta che sia stata emessa una condanna penale. Tanto più se diventata ormai defiitiva. Naturalmente la sanzione disciplinare sarà poi commisurata alla gravità dell’illecito accertato. E in questo caso, ci sono pochi dubbi che fosse l’unica sentenza possibile.

Previti, tra l’altro, contro la condanna per Imi Sir presentato ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Ma, in attesa della sentenza di Strasburgo, la giustizia interna all’ordine forense ha rotto gli indugi e scelto di procedere. E, in attesa di buone notizie dalla Corte europea, l’avvocato di Silvio aveva cercato di prendere tempo, sostenendo nel procedimento disciplinare che una decisione dell’ordine sarebbe stata possibile solo una volta spirati i 5 anni di interdizione che fanno parte delle sanzioni accessorie della condanna alla detenzione del maggio 2006. La cancellazione in via amministrativa avrebbe cioè prevalsa sull’eventuale procedimento disciplinare. ll Consiglio dell’ordine si sarebbe così potuto pronunciare non prima della primavera del 2o11. Una tesi piuttosto originale, che, almeno per ora, non è stata accolta dall’ordine romano.

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