lunedì 26 ottobre 2009

Berlusconi sapeva del video di Marrazzo e l'aveva "avvisato": tre domandine al Premier

Berlusconi sapeva del video bollente, e aveva "avvisato" Marrazzo.
Appena tre giorni prima che scoppiasse lo scandalo, il premier aveva chiamato il governatore del Lazio, avvertendolo che Mondadori era in possesso di un video compromettente.
Infatti il caso vuole che il filmato fosse finito, per mezzo di un'agenzia fotografica, proprio al settimanale "Chi" (del gruppo Mondadori, controllato dal Premier), diretto da Alfonso Signorini. Le immagini che ritraggono Marrazzo in atteggiamenti intimi con un trans sarebbero state, secondo quanto dichiarato dai vertici Mondadori, offerte a 200.000 euro trattabili e rifiutate.

Ecco tre domandine facili facili che vengono da fare al premier, ma che difficilmente un qualche giornale o telegiornale di regime si permetterà di porre:
  1. La prima è la più ovvia: in occasione degli attacchi a Fini, Tremonti, Boffo ed altri, non aveva sempre detto il Cavaliere che le sue testate editoriali non agivano di comune accordo con lui, ma bensì erano perfettamente indipendenti e pubblicavano lasciandolo all’oscuro di tutto? Non si era sempre giustificato così davanti agli alleati e alla stampa, per spiegare che lui con lo schiacciasassi Feltri non c’entrava né punto né poco? E allora come mai invece per Marrazzo è stato avvertito in anteprima del video e ha persino bloccato la trattativa per l’acquisizione e quindi la pubblicazione? Sembra un po’ strano che la notizia venga fuori adesso, o meglio non tanto: se davvero ha agito così, il premier finisce per essere messo in buona luce dai fatti, visto che ha rifiutato di trarre un vantaggio politico da una vicenda che era, obiettivamente, una notizia. Ma a questo punto è lecito per tutti pensare che fosse informato anche nelle altre occasioni. E la stessa cosa dovrebbero domandarsela Fini, Bossi e Tremonti.
  2. La seconda domanda è più articolata: nel momento in cui si è reso conto della situazione, perché Berlusconi non ha pensato anche a una denuncia o una segnalazione alle forze dell’ordine? Se è vero che i carabinieri che ricattavano Marrazzo non hanno mai nascosto la propria carica, e che si sono anche vantati di aver contattato il governatore, era facile intuire che fosse in atto un ricatto nei confronti dell’ex presidente della Regione Lazio. Va bene, la discrezione potrebbe aver consigliato il Cavaliere la prudenza: magari Marrazzo poteva riuscire a cavarsela da solo, senza l’intervento delle forze dell’ordine. Ma è facile pensare che con un piccolo intervento o un paio di paroline dette alle persone giuste i ricattatori potevano, come a Monopoli, finire al gabbio senza passare dal via (e l’intervento dei Ros). Come mai non è andata così?
  3. La terza domanda, invece, è più che altro una considerazione: come mai Signorini ultimamente sembra aver superato Vespa nella posizione di interlocutore privilegiato delle istituzioni repubblicane, e Chi ha preso il ruolo di Porta a Porta nel suo ruolo di terza camera del Parlamento? Riflettendoci, sembra davvero che ormai il settimanale Mondadori sia diventato il crocevia di tutti gli scandaletti repubblicani: prima pubblica in esclusiva delle foto alquanto sospette sulla festa del Cavaliere a Casoria, poi intervista in esclusiva i protagonisti della vicenda campana, quindi si butta sullo scandalo delle escort pugliesi; infine, pubblica un colloquio con Boffo che viene smentito dall’ex direttore dell’Avvenire, nel quale si sostiene che lo scandalo che lo ha coinvolto è frutto di un complotto interno alla chiesa, e non certo colpa di Berlusconi. Adesso arriva l’affaire Marrazzo, e Signorini è ancora sulla cresta dell’onda. Il direttore di Chi oggi sembra diventato davvero il Pecorelli del gossip: come ha fatto? Si tratta di avere ottime fonti, oppure è merito del budget illimitato?

FONTI:

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