Ci sono crimini che non rompono solo le ossa, "ma spezzano le anime": con queste parole Barack Obama ha salutato la firma del Matthew Shepard Act, la legge che equipara i reati di omofobia a quelli di razzismo. Il nuovo testo amplia la definizione degli "hate crime", i reati dettati dall'odio: oltre ai casi di discriminazione su base etnica, razziale e religiosa, da oggi vi rientreranno anche quelli compiuti per il diverso orientamento sessuale o una disabilità delle vittime.
Il provvedimento, frutto di una battaglia durata più di un decennio, "rafforzerà la protezione contro i reati basati sul colore della vostra pelle, la fede nel vostro cuore o il luogo dove siete nati", ha detto il presidente Usa, in una cerimonia nella East Room della Casa Bianca. La misura porta il nome di Matthew Shepard, uno studente gay ucciso brutalmente nell'ottobre 1998 da due omofobi. I democratici, capeggiati dal defunto senatore Ted Kennedy, si sono battuti a lungo per la legge, osteggiati dai repubblicani, che temono che adesso si possa perseguire anche semplicemente chi critica in pubblico l'aborto o l'omosessualità. "Nessuno in America dovrebbe avere paura di camminare in una strada tenendo per mano la persona che ama", ha detto Obama, dinanzi a un pubblico tra cui sedevano anche i genitori di Matthew.
Ci sono Paesi che vanno avanti, cercando di liberarsi di pesi come il razzismo e l'omofobia; ci sono altri Paesi dove andare a trans è considerato nettamente più umiliante che andare a puttane, dove si moltiplicano le violenze nei confronti di gay e transgender, dove è sufficiente svelare l'orientamento omosessuale di un direttore per farlo saltare, dove qualcuno è in grado di scrivere che è più grave uccidere un eterosessuale che un omosessuale perché serve di meno alla società: sono Paesi che tornano indietro.
Non è altro che l'ennesima differenza tra gli Stati Uniti di Obama e l'Italia di Berlusconi.
Fonti:
AGI
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