sabato 31 ottobre 2009

Ora lo Stato punisce i comuni antimafia


Agli enti locali, e probabilmente anche alle associazioni antiracket e antimafia, costituitisi parti civili nei processi di mafia saranno riconosciute solo le spese processuali senza altro risarcimento per il danno subito dalle attività mafiose. L´ha stabilito il ministero della Giustizia applicando la norma contenuta nel decreto sicurezza approvato nel luglio scorso. La prima vittima segnalata è il comune di Bagheria che non riceverà i 3 milioni di euro stabiliti dal giudice quale risarcimento e che gli amministratori avevano intenzione di destinare ad attività antiracket e al riuso sociale di beni confiscati. È un ulteriore esempio dell´antimafia "flessibile" del governo Berlusconi : decisa e larga a parole, stretta, quasi ostile, nei fatti e nelle sue azioni. Infatti, col governo Berlusconi una parte significativa dei capitali confiscati alle mafie sono state dirottate nel calderone del bilancio generale dello Stato, riducendo così la quota da destinare alle cooperative sociali assegnatarie dei beni confiscati, alle Procure nei cui territori sono stati maggiormente perseguiti i mafiosi e alle forze di polizia. È un modo quasi esplicito per dire agli enti locali e alle associazioni antimafia di non costituirsi parte civile e di mortificare l´attivismo repressivo.
Naturalmente il Centro Pio La Torre e le altre associazioni persevereranno nella loro costituzione di parte civile. Sono sicuro che altrettanto faranno tutte le amministrazioni locali rette da democratici coerentemente antimafiosi, non solo perché obbligati da una legge regionale, ma perché impegnati dal loro ruolo storico e morale a contrastare la mafia e ogni suo legame con la politica, l´economia e la società. Chiediamo la modifica dell´orientamento negativo manifestato sul risarcimento alle parti civili dal Governo. Esso ha una valenza più generale: ne ridiscutano il Parlamento, le silenti commissioni antimafie nazionali e regionali, i partiti. I risarcimenti alle vittime e agli enti locali sono stati disciplinati dopo molti anni l´approvazione Rognoni-La Torre (settembre 1982) e ha segnato l´evoluzione positiva dell´impegno dello Stato nel contrasto alle mafie, riconoscendo esplicitamente il danno sociale e morale procurato dalle loro attività criminose. Ciò ha allargato il fossato tra la società civile e la criminalità organizzata. Il Governo, riducendo la conquista civile dei risarcimenti alle vittime a una mera questione monetaria, indebolisce l´azione di contrasto dello Stato e accresce l´area di scetticismo della società civile. Inoltre non supportando adeguatamente la costituzione di parte civile degli enti locali e delle associazioni antimafia tende a non riconoscere il valore storico dell'antimafia popolare e sociale che è riuscita a isolare la mafia e a conseguire l´obbiettivo di impegnare in senso antimafia non solo le amministrazioni locali più esposte come Gela, Bagheria, ma anche tante altre, sino a rendere matura la legge regionale che obbliga gli enti locali a costituirsi parte civile. L'antimafia per ogni governante e amministratore è impegno etico che sarà disatteso se non è sostenuto da una coerente volontà politica.

Vito Lo Monaco, Presidente del Centro studi Pio La Torre
via AntiMafiaDuemila

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