venerdì 23 ottobre 2009

Dell’Utri “referente politico” della Mafia. Il processo a una svolta?

Un verbale con le rivelazioni del neopentito Gaspare Spatuzza potrebbe riaprire il processo d’appello al senatore del Pdl. E preludere anche allo svolgimento di nuove indagini a Milano, Firenze e Palermo. Che portano, più o meno, di nuovo a Silvio Berlusconi. E porteranno altre polemiche con la magistratura.

Un guaio personale, che può trasformarsi in un problema politico. A Palermo il processo d’appello contro il senatore del PdL Marcello dell’Utri, accusato di concorso in associazione mafiosa e condannato in primo grado a nove anni, potrebbe essere a una svolta. I pm di Palermo hanno trasmesso ieri pomeriggio alla Procura generale, prossima a concludere la requisitoria e a fare la richiesta di pena per l’imputato, le dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza il 6 ottobre scorso. Nell’interrogatorio Spatuzza riferisce, tra l’altro, che il boss di Brancaccio Giuseppe Graviano, di cui era il braccio destro, gli disse che Dell’Utri era il referente politico di Cosa nostra. E con le parole ‘referente politico‘ si intende qualcosa di molto grave. Il pg, Nino Gatto, valuterà oggi se mettere il verbale a disposizione della difesa e chiedere alla corte d’appello l’esame di Spatuzza. Se i giudici dovessero ritenere rilevante la nuova prova e decidessero di accogliere l’istanza, verrebbe sospesa la discussione, ormai arrivata alle battute finali, e riaperta l’istruttoria del Processo.

COSA NOSTRA E IL SENATORE – Dice l’Ansa che Spatuzza è stato interrogato dai pm di Palermo che indagano sulla trattativa tra mafia e Stato e proprio in questo contesto ha fornito le indicazioni sul senatore del Pdl che potrebbero confluire nel processo d’appello. Il pentito è stato sentito anche dai magistrati di Caltanissetta che hanno riaperto le inchieste sulle stragi del ‘92. A loro ha dato una versione completamente nuova della fase esecutiva dell’eccidio di via D’Amelio. Il collaboratore ha, inoltre, reso dichiarazioni alla Dda di Firenze che indaga sui mandanti occulti delle stragi del ‘93. Di Dell’Utri il pentito avrebbe parlato anche ai pm toscani che, però, hanno secretato i verbali mai trasmessi ai colleghi di Palermo. E’ quindi impossibile sapere che cosa possa aver rivelato, il pentito, sul fronte “fiorentino” delle indagini delle stragi. Sono problemi giudiziari del cittadino Marcello Dell’Utri, che potrebbero però presto riguardare anche Silvio Berlusconi. Spatuzza, una volta mafioso di spicco del quartiere Brancaccio di Palermo, killer efferato condannato a diversi ergastoli e attualmente detenuto in regime di 41 bis, arrestato nel ’97 e imputato nel processo per le stragi di Milano, Firenze e Roma del ’93, secondo alcuni sta riferendo degli intrecci di inizi anni ’90 tra l’organizzazione criminale siciliana e il mondo imprenditoriale del Nord, in particolare dei rapporti instaurati in Lombardia dai suoi ex capimafia, i fratelli Giuseppe e Filippo Graviano, arrestati proprio a Milano nel gennaio del ’94.

LE NUOVE PISTE – In passato indagini della magistratura hanno già messo in luce i contatti che a Milano i Graviano avrebbero avuto con Dell’Utri. Spatuzza, interrogato nell’ambito di una nuova inchiesta sulle stragi del ’93 dai pm di Firenze e Milano potrebbe far maggior luce sulle circostanze che hanno portato qualche anno fa, Berlusconi e Dell’Utri, ad essere iscritti dalla procura di Firenze nel registro degli indagati come mandanti, procedimento poi archiviato sebbene durante l’indagine “l’ipotesi iniziale – recita il decreto di archiviazione – abbia mantenuto e semmai incrementato la sua plausibilità”. I giudici sottolineavano, infatti, “un’obiettiva convergenza degli interessi politici di Cosa Nostra rispetto ad alcune qualificate linee programmatiche della nuova formazione (Forza Italia, ndr)”. E c’è anche la procura di Palermo in gioco. Le dichiarazioni di Spatuzza potrebbero pure fare chiarezza proprio nelle vicende del processo in cui è imputato ed è stato condannato Dell’Utri.

E BERLUSCONI – Insieme al senatore anche Silvio, a Palermo, era stato iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa e riciclaggio di denaro sporco. Ed anche in quel caso, nel ’98, così come per le stragi, arrivò il decreto di archiviazione delle indagini preliminari. Dagli atti del processo risulta che l’ipotesi che Forza Italia sia stata fondata per fornire nuovi agganci politici alla mafia e che Berlusconi sia stato messo da Dell’Utri nelle mani della mafia fin dal 1974 non siano del tutto campate in aria. Tra tante altre descrivono questa vicenda Leo Sisti e Peter Gomez ne L’Intoccabile – Berlusconi e Cosa Nostra: “Esaminando i tabulati di un cellulare sequestrato a un commensale dei fratelli Graviano al momento del loro arresto milanese – raccontano nel libro – sono state trovate tracce di telefonate al responsabile di un club di Forza Italia a misilmeri. Anche grazie a questo indizio, è stato possibile ricostruire il tipo di appoggio garantito dai boss responsabili delle bombe di mafia dell’estate 1993 al partito di Berlusconi per le elezioni del marzo 1994. E al centro di questo cupo scenario si è trovato colui che un tempo gestiva la sede palermitana di Publitalia: Gianfranco Miccichè”. Tanti fatti che da un momento all’altro potrebbero tornare di stretta attualità.

via Giornalettismo

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