Un buon sistema, quello della smentita preventiva con minaccia di azione giudiziaria annessa: mai come in questi tempi gli editori sono preoccupati dalle cause – specie quelle civili – che rischiano di comprometterne i già fragili bilanci.
Vediamo allora di scrivere qualche riga non fuori posto, ma forse utile a capire qualcosa di più.
Maurizio Gasparri sostiene, nella sua ricostruzione fedelmente riportata dal Giornale – che un giorno della primavera ‘96 «stava facendo su e giù lungo quei viali pieni di circoli sportivi (c’è quello parlamentare, quello dei carabinieri, il Coni ecc) perché non conosceva l’esatta ubicazione del Circolo del Polo e a causa della scarsa illuminazione non riusciva a trovare l’entrata. Chiarito quello che poi lo stesso Gasparri ha definito un equivoco insignificante, non sappiamo se con l’aiuto degli stessi carabinieri o per conto suo, ha trovato la strada giusta ed è giunto a destinazione».
La lettera (anonima: sia ben chiaro) pubblicata da Dagospia sostiene invece che «la sera del 29 aprile 1996 un notissimo esponente di quel partito (An) finì in una retata di clienti di travestiti a Roma e riuscì a salvarsi grazie al “lei non sa chi sono io” e all’indulgenza di troppi giornalisti della capitale che da allora sanno tutto ma sono rimasti muti. Firmato: Protosardo (che quella sera era in servizio)».
Come vedete, la lettera non fa il nome di Gasparri, il quale quindi ha fatto una specie di outing, seppur con smentita annessa.
Il Circolo del Polo sta in via dei Campi Sportivi 43, effettivamente a due passi dal Lungotevere dell’Acqua Acetosa, e oggettivamente in zona ci si può perdere.
Per completezza dei fatti, tuttavia, è bene sapere che Maurizio Gasparri conosceva benissimo l’area, non solo perché ha abitato non lontano, ma soprattutto perché nella sua giovanile militanza nel Msi era noto per essere uno dei più attivi su quel territorio, e proprio nelle vie frequentate dai trans: Il Corriere della Sera del 15 marzo 1994 definisce Maurizio Gasparri, già militante del Fronte della Gioventù e del Fuan, «famoso per le sue battaglie a fianco di Teodoro Buontempo contro i viados del Villagio Olimpico», cioè proprio lì, dov’è stato fermato dai carabinieri.
A questo, sempre per completezza delle informazioni, si deve aggiungere che Gasparri, figlio di un carabiniere, è fratello dell’attuale generale di Corpo d’armata Clemente Gasparri, comandante delle scuole dell’Arma. Nel ‘96 era colonnello.
Come vedete qui non c’è una riga «fuori posto». Sicuramente Gasparri quella sera si è perso – ci si può perdere anche in una zona che si conosce da molti anni – e sicuramente quando è stato fermato dai carabinieri non ha fatto notare a nessuno che suo fratello era un alto ufficiale dell’Arma.
Ps. Poi in questi giorni ci sono alcuni che si divertono a ipotizzare chi sia Protosardo, e in che senso quella sera si trovava “in servizio”. Pur non avendone la minima idea e lavorando solo per supposizioni – sia ben chiaro – vale la pena di ricordare che c’è un ex presidente della Repubblica molto orgoglioso delle sue origini sassaresi e mittente quasi compulsivo di lettere a Dagospia, come sa chiunque frequenti quel sito. E che con Gasparri ha un vecchio conto da saldare, per via di una specie di libro bianco scritto nel ‘90 dall’allora dirigente missino quando Cossiga – al Quirinale – venne da Gasparri accusato di essere un massone mezzo pazzo che portava pure jella. Il pamphlet si intitolava “Perchè Cossiga se ne deve andare”. Amen.
via Piovono Rane
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