venerdì 30 ottobre 2009

I giudici di Dell’Utri vogliono in aula Spatuzza




È stata un’altra udienza movimentata quella andata in scena oggi nell’aula della corte d’appello del tribunale di Palermo, dove si sta celebrando il processo che vede imputato il senatore Marcello Dell’Utri di concorso esterno in associazione mafiosa.
Oggi è toccato alle difese, rappresentate dagli avvocati Alessandro Sammarco e Nino Mormino.
Mormino, il primo a prendere la parola in aula, ha chiesto alla corte giudicante presieduta da Claudio Dall’Acqua, di non considerare le dichiarazioni del pentito Gaspare Spatuzza, rese a Firenze e qui a Palermo, utili ai fini del processo.



Era stata l’accusa rappresentata dal procuratore generale Antonino Gatto a ritenere attendibili alcune frasi del pentito. In particolare quelle sui presunti rapporti tra il capomandamento Giuseppe Graviano e Marcello Dell’Utri nell’ambito di un lavoro di affissione di cartelloni pubblicitari a Palermo su mandato di Publitalia.
Ma secondo Mormino, Spatuzza è approssimativo, confuso, contradditorio e quindi inaffidabile e insiste in una verifica sulla rilevanza delle sue parole.

Per questo chiede ai giudici di acquisire integralmente tutti i suoi interrogatori per prenderne visione. E anche per questo l’avvocato Mormino chiede ai giudici di dimostrare, carte alla mano, che Publitalia abbia mai commissionato lavori di affissioni pubblicitarie a Palermo.
Mormino dice che la mafia con Dell’Utri non ha fatto nessuna trattativa, e là dove i pentiti lo nominano, il senatore appare sempre in una posizione marginale.
Chiude la sua arringa dicendo che sono già molti i pentiti che hanno usato il nome di politici di rilevante ruolo istituzionale come quello di Berlusconi, per accreditarsi visibilità e autorevolezza.
Personaggi inattendibili che danno sotto a personaggi contraddistinti - queste le parole di mormino - dalle loro qualità e dai loro meriti, che non sono certamente quelli di carattere criminale.

L’arringa dell’avvocato Sammarco ha invece puntato più sulla burocrazia e sui vizi di forma che ruoterebbero attorno alla condotta di questo processo.
Nel mirino del legale non si rispetta l’articolo 623 che consente interruzione discussione solo per ragioni eccezionali, come una prova soppravvenuta e indispensabile. Non per le dichiarazioni di Spatuzza, definito testimone che racconta supposizioni e cose che ha appreso dai giornali come la vicenda di Vittorio Mangano.
Secondo Sammarco nominare Dell’Utri solamente il 6 ottobre scorso denota una tardività che dimostrerebbe la sua inattendibilità.

Quanto al metodo, l’avvocato Sammarco dice che l’accusa usa due armi grazie alla singolare anomalia rappresentata da Antonino Gatto, contemporaneamente procuratore generale e procuratore aggiunto alla corte d’appello.
Veste che secondo il difensore di Dell’Utri intacca i limiti dell’articolo 403 del codice di procedura penale, che regola l’afflusso di materiale investigativo, articolo del quale chiede di eccepirne la costituzionalità perché a suo avviso contrasterebbe con gli articoli 111 e 24 della carta costituzionale.
Sammarco chiede infine che l’accusa produca tutto il materiale dichiaratorio di Spatuzza reso durante i suoi interrogatori.

Nell’ordinanza, dopo due ore di camera di consiglio, i giudici chiedono la produzione di tutti gli interrogatori di Spatuzza collegabili al processo Dell’Utri, perché le parole del pentito hanno rilevanza processuale.
Con l’udienza di oggi, i tempi del processo Dell’Utri si allungheranno.

via Daniele Martinelli

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