sabato 19 dicembre 2009

Approfondimento: Libera Rete in Libero Stato

Uno dei prodotti indesiderati dell’aggressione del “Tartaglia furioso” è il dibattito, giunto in Consiglio dei ministri, sulla libertà di espressione in rete.

Già la presenza di un dibattito non è un buon segno, visto che la libertà di espressione in rete non dovrebbe essere in discussione.
Un secondo elemento di preoccupazione viene dalle dichiarazioni di alcuni dei partecipanti al dibattito. Secondo cui la rete “non educa a nulla” (Giancarlo Galan); ”I social network non sono più luoghi di incontro e socializzazione virtuale. Si sono trasformati in pericolose armi in mano a pochi delinquenti che, sfruttando l’anonimato, incitano alla violenza, all’odio sociale, alla sovversione” (Gabriella Carlucci);”Facebook è più pericoloso dei gruppi degli anni ‘70” (Renato Schifani) e dunque bisogna “procedere all’oscuramento dei siti in cui si inneggia alla vigliacca aggressione” (Andrea Ronchi).
Il tutto mentre appaiono, nell’arco di una notte, gruppi di sostenitori al Premier da due milioni di iscritti e su Google si registrano strane sparizioni.

Per fortuna la reazione compatta della rete e di buona parte dell’informazione ha evitato un decreto legge in cui sembravano ipotizzate, in un primo momento, vere e proprie misure liberticide. Tra cui, secondo Repubblica, “l’attribuzione al Gip del compito di adottare provvedimenti cautelari quando si ravvisi l’urgenza di un intervento” e “il tentativo di rendere più difficoltosa la navigazione sul web verso quei siti che istigano alla violenza o fanno apologia di reato, attraverso una serie di filtri“.
Il governo ha poi fatto un passo indietro. Come si apprende dal comunicato ufficiale:

Niente più decreti, dunque. E compare l’ipotesi dell’autoregolamentazione, che sembra favorita anche dall’inedito spirito collaborativo dei vertici di Facebook, oggi dichiaratisi pronti a concertare soluzioni al problema insieme al governo italiano, e dalla disponibilità al dialogo dello IAB Italia.
Il deputato del PDL Roberto Cassinelli fornisce qualche ulteriore dettaglio sulla proposta di Maroni:

Niente leggi speciali né introduzione di nuovi, appositi, reati. Non è tuttavia ancora chiaro quali proposte precise saranno contenute nel disegno di legge al vaglio del prossimo consiglio dei ministri, e la possibilità del bavaglio resta. Ben venga dunque l’iniziativa promossa da Guido Scorza, Alessandro Gilioli e Enzo di Frenna, tra gli altri, chiamata Libera Rete in Libero Stato e prevista il 23 dicembre in Piazza del Popolo a Roma, dalle 17 alle 19. Questo il manifesto:

Scrive di Frenna:
Ci sdraieremo tutti in silenzio, per 1 minuto. Poi disegneremo col gessetto la sagoma dei nostri corpi e scriveremo dentro il nome del nostro blog. Porteremo tanti bavagli bianchi.
Sul gruppo Facebook della manifestazione (2900 iscritti in un giorno) si moltiplicano le proposte e i suggerimenti.
Date il vostro contributo oggi: domani potrebbe essere troppo tardi.
Approfondimenti
La tentazione del governo Berlusconi IV di mettere le mani sulla rete non è nuova. Fornisco qualche link per chi volesse approfondire il tema:
Una dichiarazione sorprendente
Non resta che essere d’accordo con quanto contenuto in questa dichiarazione:
Internet, signor Ministro, è un terreno pericolosissimo, ma è pericolosissimo anche per il senso l’inverso, ossia per l’intervento su Internet. Richiamo tutti alla prudenza. Le leggi esistenti già consentono di perseguire i responsabili. La Polizia postale fa un lavoro straordinario. Dobbiamo andare fino in fondo, ma, onorevoli colleghi, guardiamo agli Stati Uniti d’America, guardiamo alla democrazia americana, guardiamo a quello che succede in quel Paese, che è la grande frontiera della libertà, dove Obama riceve intimidazioni inaccettabili su Internet, ma dove a nessuno è mai venuta in mente, neanche nell’anticamera del cervello, l’idea di censurare Internet. Attenzione su questo versante, perché guai a rispondere con provvedimenti che finirebbero per essere illiberali davanti a sfide che richiedono da parte nostra la tolleranza zero verso i colpevoli.
Antonio Di Pietro? Beppe Grillo? Pier Ferdinando Casini?
Macché: Roberto Cota. Chi l’avrebbe detto. Sì, si tratta di Casini, e non di Cota. Grazie a kreaton per la segnalazione, e mi scuso con i lettori per l’errore.

via Il Nichilista

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