lunedì 21 dicembre 2009

Massimo Tartaglia ha detto basta alla tv


Mario Mauro (che se la memoria non m'inganna era l'europarlamentare che per protestare contro la decisione della Corte Europea andava in giro per il Parlamento Europeo ad appiccicare crocifissi con lo scotch, dimostrando tra l'altro una colossale ignoranza, visto le la Corte Europea non c'entra praticamente nulla con le istituzioni della UE, ma è un organo istituito dalla Convenzione dei Diritti e delle Libertà dell'uomo), comunque sia, dicevo, questo europarlamentare del PdL è andato a trovare in carcere Massimo Tartaglia.
Non scrivo questo per dare la notizia che un parlamentare del Popolo delle Libertà ha accettato di entrare in carcere di sua sponte, senza chiedere al Parlamento di negare l'autorizzazione a procedere, senza chiedere nemmeno una leggina ad personam, senza vomitare bile contro la magistratura (anche perché Mario Mauro ad oggi non risulta, almeno a me, indagato e tantomeno condannato).
La notizia che riporto è che a Mario Mauro ha fatto uno "strano effetto" il fatto che Tartaglia abbia detto alle guardie carcerarie: “d’ora in poi voglio vivere senza guardare la televisione”.

Ma come? L'attentatore di Silvio non era stato plagiato su internet? Non era un violento frequentatore di siti come Facebook, definiti da Schifani "più pericolosi dei gruppi degli anni '70"? Non era un efferato criminale "vicino agli ambienti dei social network", come delirava Vespa?

Non potremo mai saperlo, ma magari l'europarlamentare in quel frangente è stato folgorato da un'illuminazione: forse il folle che ha aggredito il Premier in piazza del Duomo a Milano non è un cyberbullo, vittima del clima di odio e di violenza che si respira ogni volta che ci si avvicina all'ambiente dei social network, l'esaltato cresciuto su forum di dissidenti e perversi anti-berlusconiani. Ciò che è successo domenica 15 dicembre si potrebbe ricondurre in maniera molto più convincente alla televisione, che, 24 ore su 24, da cinquant'anni, produce e distribuisce al 90% degli italiani contenuti sempre più violenti, cretini o semplicemente terribilmente superficiali, così com'è stato violento, cretino e superficiale il gesto del Tartaglia. Canale che, non nascondiamocelo, influenza profondamente tutti, figuriamoci le persone psicologicamente più deboli o problematiche.

Non sto cercando di scaldare gli animi con qualche buon vecchio luogo comune: l'ultimo studio, condotto da Comunicazione PerBene con il sostegno di esperti in materia, conferma che in televisione c'è una lite ogni due minuti circa (e sono i politici a urlare di più) e "oltre ai litigi, a essere sotto accusa ci sono gli insulti (indicati dall'85 per cento), le urla (73 per cento) e il sovrapporsi agli altri (66 per cento) senza lasciare la possibilità di replica. (...) Secondo il 69 per cento degli intervistati, gli effetti sui più giovani possono essere gravi e portare a un aumento dell'aggressività (46 per cento), all'insorgere di stati d'ansia (39 per cento), fino ad arrivare a intolleranza e persino a sociopatie" (Repubblica.it).

Da questo incontro a San Vittore emerge che forse Massimo Tartaglia, nonostante i problemi mentali da cui è affetto, si è reso conto di cos'ha fatto, ha chiesto scusa e ha detto basta alla televisione; chissà se il Popolo delle Libertà rappresentato da Mario Mauro e gli alleati con cui governano riusciranno a dimostrare una presa di coscienza e una reazione altrettanto responsabili, o se invece continueranno nella loro incosciente polemica incendiaria che ha contraddistinto questa ultima settimana? Staremo a vedere.

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