sabato 5 dicembre 2009

Fini, Berlusconi e l’Italia sul filo del regime

Un fatto sfugge: la strategia del Cavaliere.


Nel totale vuoto di poltica ‘vera’, cioè di idee, proposte e decisioni in grado di affrontare i problemi drammatici che giorno dopo giorno allontanano l’Italia dagli altri Paesi europei, i giornali si dilettano nell’analisi della rottura tra il presidente della Camera e quello del Consiglio.
Eppure proprio grazie alle parole pronunciate dall’ex leader postfascista nel ‘fuorionda’ alcune cose risultano chiare. Aveva detto Fini del premier: “Confonde la leadership con la monarchia assoluta [...] E’ nato con qualche millennio di ritardo, voleva fare l’imperatore romano”.
Quel’è il progetto dell’Uomo di Arcore? Costruire un regime, nel quale la Repubblica prende le sembianze di Azienda nazionale e nella quale gli azionisti sono un ristretto gruppo di interesse che nomina un amministratore unico (Berlusconi) in grado di fare e disfare senza obiezioni.

Giornali amici, telegiornali controllati, televisioni utilizzate come strumenti di ‘persuasione di massa’, avversari interni neutralizzati ed opposizione in coma sono gli elementi centrali per raggiungere l’obiettivo.
L’Italia spa che vuole il Cavaliere è rozza, arcaica, incolta. I punti di forza sui quali la nazione oggi trova la propria unità si riassumono nelle tradizionali aspettive della destra fascista: gerarchia rigida, identità razziale, ordine e disciplina, largo spazio agli interessi privati dei gerarchi, eliminazione delle ‘diversità’, esaltazione della ‘grandezza’ del Capo attraverso opere pubbliche faraoniche, magnificazione dei suoi successi personali in qualunque situazione ‘critica’, paternalismo ed ostentata religiosità.
Per ottenere questo mostro il Cavaliere ha lavorato per anni e siccome non sono più i tempi della ‘marcia su Roma’ o dei golpe farseschi, delle stragi degli anni sessanta e settanta e, comunque, l’Europa non avrebbe mai tollerato accellerazioni troppo vistose, il proprietario di Mediaset ha promosso con pazienza la sua patacca chiamata ‘nuova Italia’ fino a farla sembrare credibile.
Il braccio armato di questo processo è stata la televisione, che con la sua influenza ha via via modificato il carattere dei cittadini. Si è sdoganato il fascismo, reponsabile della Seconda guerra mondiale e dei suoi 55.527.000 morti (dei quali 25.162.000 militari e 30.365.000 civili), trasformata la Resistenza in una guerra civile, affermato un clima razzista e xenofobo, distrutto il pluripartitismo definendolo ‘inadeguato’ per affermare il ‘pensiero unico’ e il bipolarismo, devastata l’autorevolezza della magistratura (potere indipendente) perchè ostacolo materiale sulla via del ’sucesso’ e ‘responsabile’ di ficcare il naso in affari che dovevano essere lasciati da parte, colpita la presidenza della Repubblica, la Corte Costituzionale, la libertà di discussione di Camera e Senato.
In fondo uno scenario facile da vedere.
La strategia del regime non è stata compresa dall’opposizione, a corto di leader ed incapace di ridisegnare gli storici ideali di egualglianza, libertà e fraternità per trasporli nel nuovo mondo prodotto dalla scoperte scientifiche e dalla trasformazione delle economie nazionali in economie globali.
Questa legislatura avrebbe dovuto essere il timbro che certificava la nascita dell’Italia spa di Berlusconi. Il novello ‘imperatore romano’ in salsa celtico-padana è ormai un ultra settantenne e nonostante trapianti di capelli e lifting non ha molto tempo per realizzare il sogno, anche perchè come tutti quelli che si sono immaginati ‘lìder maximi’ non ha previsto eredi, successori, epigoni. Qualcuno può imaginare Bondi o Cicchitto, Quagliariello o La Russa, Scajola o Gasparri, Brunetta o Sacconi sullo sgabello di ‘Papi Silvio’?
Le ultime elezioni poltiche erano state perfette. Era stata neutralizzata Alleanza nazonale, inglobata nel nuovo partito personale, il Pdl, e svuotata del suo collante interno  postfascista ed il cattolico Casini aveva dovuto subire il suo angoletto inutile, per essere poi narcotizzato facilmente da una dura campagna supercattolica, a botte di casi Eluana Englaro, aborto, crocefissi e origini cristiane (anche per la pizza napoletana). L’opposizione paralizzata da una crisi di nervi senza fine ed i sindacati spaccati, con Cisl e Uil ormai in area centro destra, erano la ciliegina sulla torta.
L’opposizione, nel 2008, grazie alla superficialità ottusa di Veltroni e compagni, si era definitivamente suicidata nel frullato misto del Pd e ‘correndo da sola’ aveva deciso di perdere ‘per principio’. La cosidetta sinistra comunista, poi, era indaffarata in una particolare strategia del suicidio, fondata sul culto dei cimeli conservati nel museo delle cere, dove i criminali del ’socialismo realizzato’ del ‘900 stavano a guardare e sorridevano di cuore agli ultimi nostalgici.
Gli outsider Lega e Italia dei valori non destavano preoccupazioni. Bossi, Maroni e le truppe celico-padane erano perfettamente congeniali al piano, anzi erano degli ottimi alleati, delegati a spingere sul tasto del razzismo, della xenofobia e della necessità di uno Stato in grado di punire i colpevoli di tutto, ovvero gli stranieri. Di Pietro ‘il legalista’ dava un po’ più di fastidio, ma l’ultima trincea dei resistenti era prevista ed un dieci per cento di irriducibili non spaventava nessuno.
Tutto sembrava andare liscio fino a quel maledetto ‘lodo Alfano’. Il Cavaliere aveva ritenuto (per motivi ancora sconosciuti) di poter piegare la Consulta, liberarsi dai processi e incoronarsi da solo in una bella cerimonia alla quale invitare amici e conoscenti. Qualcuno ricorda la bislacca idea di proporre il voto in Parlamento per i soli capigruppo o si è accorto del senso dei continui voti di fiducia? E le mirabolanti attività di propaganda, Alitalia, gli anunci dei successi epici sulla spazzatura di inizio legislatura, i ‘fannulloni’ sgominati, le puttane in galera, gli stranieri debellati, il Paese felice dei consumatori di telefonini?
Invece la Corte costituzionale si è messa di traverso ed a quel punto il Capo ha visto il suo giocattolino in pericolo. Gli scandali, le escort, le banalità suggerite da una parte della stampa non erano la fonte di preoccupazione, perchè la politica prevede un solo rimedio per chi perde (l’opposizione): la possibilità di tornare a vincere grazie ad una proposta alternativa. Quella non c’è neppure a cercarla con l’aiuto di un mago e nessun ‘No B day’ è in grado di stanarla.
L’intralcio del ‘lodo Alfano’ ha fatto precipitare la situazione, spingendo il Cavaliere a mettere in atto il piano B. Quale sia non è dato sapere, perchè il caos regna sovrano nella maggioranza e di certo le intemperanze di Fini non saranno facili da ricondizionare.
Tuttavia il quadro generale sfugge spesso ai commentatori, quasi in Italia l’ipotesi di veder stabilizzare un regime fosse la fantasia di qualche sciocco. I prossimi mesi saranno duri, ma in assenza di opposizione appare difficile uscire da una situazione pericolosa per la democrazia del Paese.
Intanto due milioni di disoccupati, diverse decine di migliaia di cassintegrati, otto milioni di poveri ed altri milioni di famiglie in difficoltà aspettano di capire come poter andare avanti. Ma questo tipo di problemi non sono all’ordine del giorni ed i fan di ‘meno male che Silvio c’è’ preferiscono di gran lunga i miraggi del ‘Grande Fratello’.
Secondo un sondaggio Ipsos-Il Sole 24 Ore, pubblicato ieri “il Pdl, primo partito di maggioranza, è in crescita di tre punti rispetto alle Europee (38 per cento), il Pd di quattro (arriva al 30,5 per cento), l’Idv Di Pietro e l’Udc di Casini arretrano, la sinistra radicale scende. Quindi si tratta di un bipolarismo che si accentua e si rafforza. La fiducia del governo è al 53 per cento, mentre il giudizio sull’opposizione è peggiore di quello dato ai singoli partiti di minoranza: solo il 24 per cento degli interpellati la considera una valida alternativa all’esecutivo in carica”.
C’è materia per riflettere.

via Inviato Speciale

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