sabato 19 dicembre 2009

A La Russa è venuta un'idea: privatizzare la difesa

Nessuno ne parla, eppure secondo la Finanziaria 2010 tutte le spese di gestione del ministero della Difesa passeranno sotto il controllo di una società per azioni. I vertici di questa Spa saranno nominati dallo stesso ministro mentre il Parlamento non avrà alcun potere dei controllo. Nasce la Difesa Spa.


Il Governo si accinge a fare, sulla stessa falsariga di quanto già anticipato da Giornalettismo per il Dipartimento della Protezione civile , una mossa a dir poco clamorosa. La trasformazione della nostra Difesa in una società per azioni. Secondo alcuni commi semi nascosti nella Finanziaria appena varata con il voto di fiducia alla Camera, le spese e la gestione della nostra Difesa verranno affidate ad un consiglio d’amministrazione di una Spa ed i dirigenti di quest’ultima saranno nominati discrezionalmente dal solo ministro della Difesa, senza alcuna possibilità di controllo e di intervento da parte del Parlamento. Un provvedimento che sta allarmando non poco, proprio in queste ore, molti parlamentari dell’opposizione. Secondo il senatore del Pd, Giampiero Scanu: “La privatizzazione di un intero ministero sta passando praticamente inosservata, mentre introduce un principio senza precedenti. Ora si comincia dalla Difesa, poi si potranno applicare le stesse regole alla Sanità, all’Istruzione, alla Giustizia: non saranno più amministrazione pubblica, ma società d’affari”.

DIFESA SPA – Questa società, inoltre, si occuperebbe dello sfruttamento commerciale dei vari marchi e loghi delle Forze armate, Carabinieri compresi. Dovrebbe inoltre gestire le vendite delle strutture da dismettere e successivamente amministrare direttamente lo stesso personale civile e militare, a cominciare dal pagamento dei loro stipendi. Questa nuova struttura è stata voluta dal ministro della Difesa, Ignazio La Russa e, in particolare, è stata studiata dal sottosegretario pidiellino Guido Crosetto. La Spa, come detto, prevede il controllo “politico” affidato direttamente nelle mani del ministero della Difesa, così come la nomina degli otto consiglieri di amministrazione. Persino nella designazione dei dirigenti (normalmente affidata ad un amministratore delegato) il ministro della Difesa avrà l’ultima parola. Insomma, si tratta di una vera e propria holding con un budget annuo di circa 5 miliardi di euro. Curiosamente, a quanto si dice, la stessa cifra incassata dallo scudo fiscale… In tutto questo, il Parlamento non avrà alcuna voce in capitolo. Nessun controllo, nessuna possibilità di verifica. Inutile dire che la stessa cosa varrà, con maggior forza, per qualsiasi altro organismo di controllo terzo e neutrale, ai quali, tra l’altro, in caso di “intromissione” verrebbe poi intimato il “segreto militare”. Questa società, peraltro, avrà un discreto “portfolio” immobiliare dal valore stimato tra i 3 ed i 4 miliardi di euro. Come si vede si tratta di cifre molto ingenti, degne di un blue chips… Ma non è tutto. Questa società avrà un potere immenso, quasi illimitato. Potrà per esempio costruire centrali energetiche (anche nucleari) e non sarà soggetta ad alcuna autorizzazione degli enti locali. Potrà costruire “d’ufficio” inceneritori e discariche, per esempio in terreni dove erano siti vecchi poligoni dismessi. Potenzialmente nelle basi e nelle caserme non utilizzate, una volta privatizzate, sarà possibile collocare di tutto. Per di più, non si potranno fare troppe domande. La risposta del resto sarebbe un eloquente: “Segreto militare”. Gli Enti locali: comuni e province in particolare, non avranno più alcuna voce in capitolo. Il loro parere sarà solo informativo. Nessuna possibilità di veto e di controllo. Non potranno nemmeno usufruire, senza permesso e soprattutto senza pagare, dei “nuovi” servizi offerti. Questi siti, essendo “militari”, saranno delimitati e l’accesso sarà custodito dallo stesso esercito.

LA PUBBLICITÀ NEL TARGET - La nuova Spa pensata da La Russa, si occuperà inoltre di “sponsorizzazioni”. Si c’è scritto proprio così. Forse verranno “sponsorizzati” eventi o manifestazioni, ma nessuno ha smentito l’ipotesi, certo fantasiosa, che lo stesso esercito venga messo a disposizione di altri soggetti privati. Qualunque società, in teoria, potrebbe sponsorizzare il suo marchio sulle nostre “stellette”, magari per l’inaugurazione di un nuovo stabilimento o il lancio di un imminente prodotto, “affittando” colonne di carri armati, parate di granatieri oppure puntare sui sempre coreografici voli dei jet delle Frecce tricolori. Persino la stessa parata del 2 giugno che va, come sappiamo, in diretta Tv, potrebbe per assurdo essere sponsorizzata da marchi di assorbenti, tv al plasma o di lavatrici. direttamente sugli stessi blindati dell’esercito.

OPERAZIONE TOP SECRET – Per il resto, questa Spa resta molto misteriosa. Le regole di gestione verranno successivamente (manco a dirlo) diramate con un apposito decreto legge, che verrà steso dallo stesso ministero della Difesa. La genesi di questa società, tutt’ora, appare opaca. E’ stata piazzata quella “famosa” notte in Commissione Bilancio, quando tutti gli emendamenti alla Finanziaria presentati dall’opposizione furono cassati e la legge fu blindata con un autentico blitz della maggioranza. Cinque articoli in tutto dedicati a questa vera e propria “rivoluzione”. “In diciotto mesi la maggioranza non ha mai voluto confrontarsi. Noi abbiamo tentato il dialogo fino all’ultimo, loro hanno fatto un blitz per imporre la riforma”, ha confermato Rosa Villecco Calipari, capogruppo del Pd in commissione Difesa: “I tagli alla Difesa sono un dato oggettivo – ha aggiunto la parlamentare – dovevano essere la premessa per cercare punti di convergenza. La tutela dello Stato non può avere differenze politiche, invece la destra ha tenuto una posizione di scontro fino a questo scippo inserito nella Finanziaria”.

via Giornalettismo

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