lunedì 7 dicembre 2009

L’altro Spatuzza: l’uomo che per primo accusò Silvio

La ricerca di nuovi referenti politici da parte di Cosa Nostra, l’idea separatista, la nascita di Forza Italia, la scelta del movimento di Dell’Utri, i legami con Berlusconi, le stragi del ‘93 e gli interrogativi che si trascinano visti attraverso le dichiarazioni di un vecchio pentito.

"Quando Berlusconi tenne l’ultimo comizio della sua campagna elettorale (del 1994, nda) a Palermo presso la Fiera del Mediterraneo, io ero presente su incarico di Bagarella. Riferii, poi, allo stesso Bagarella di una frase di Berlusconi in cui si manifestava un vago proposito di utilizzare i voti contro la delinquenza. Bagarella mi disse che era una frase obbligata per l’opinione pubblica e per i giornalisti, dato che era stato contestato al Berlusconi che non parlava mai di mafia; ma in quella stessa occasione mi assicurò, ancora una volta, che lo stesso aveva preso ‘impegni seri’ con noi intendendo con tutta Cosa Nostra".


POLITICA E MAFIA - Quanto riferito oltre dieci anni fa dal collaboratore di giustizia TullioCannella in diverse occasioni ai giudici diPalermo, Firenze e Caltanissetta, seppur inerente un aspetto diverso della vicenda di cui si parla in queste ultime settimane (l’accordo politico piuttosto che la responsabilità delle stragi) vale davvero molto di più di quel “Graviano mi fece i nomi di Berlusconi e Dell’Utri”, riferito ieri daGaspare Spatuzza nell’aula bunker del Palazzo di Giustizia di Torino. Non era sicuramente uno qualunque Cannella, vicino a Cosa Nostra dal 1980, arrestato nel 1995, accusato di favoreggiamento nei confronti dei fratelli Graviano: si tratta di un militante democristiano fedele aSalvo Lima Giulio Andreotti, cresciuto nelle sezioni di Brancaccio, uno che nel corso della carriera aveva deciso di affidarsi ad amicizie poco raccomandabili, in aria di mafia. Favori, protezione, carriera facile. Era giunto così in alto al punto da poter ospitare nel residence “Euromare” di Cefalù, del quale era proprietario, come prestanome dei Graviano, niente di meno che il boss Leoluca Bagarella, cognato di Riina. Era un legame molto forte il loro, che può dare l’idea del grado di commistione politica-criminalità organizzata raggiunto quel periodo. “Un politico pentito” lo definiranno i giudici quando comincerà a collaborare con la giustizia. “Non sono mai stato combinato, ma è come se fossi mafioso”, preciserà invece lui, spazzando via ogni dubbio.

ACCORDO CON BERLUSCONI – Cannella sapeva molto delle vicende tornate oggi alla ribalta della cronaca. Ha parlato della una strategia di Cosa Nostra, attuata tra il 1992 e il 1993, per realizzare un nuovo assetto politico-istituzionale in Italia, della fondazione, avvenuta nell’ottobre 1993 aPalermo del movimento “Sicilia Libera” che avrebbe dovuto portare avanti le istanze di Cosa Nostra, dell’interesse di Bagarella in quel movimento, del fallimento dell’iniziativa e della successiva decisione di Giovanni Brusca Leoluca Bagarella di appoggiare Forza Italia. Ecco qualche passaggio interessante di Cannella: “Bagarella era già perfettamente a conoscenza che era in cantiere la discesa in campo di Silvio Berlusconi a capo di un nuovo movimento politico che ci avrebbe assicurato, in virtù di impegni preesistenti, di risolvere le questioni che più stavano a cuore a Cosa Nostra e cioè: pentiti, carcere duro e reato di associazione mafiosa. Chiarisco che queste erano, per così dire, le priorità che l’accordo con Berlusconi ci avrebbe consentito a breve termine di affrontare e risolvere. Questa strategia non escludeva, anzi camminava di pari passo con quella separatista, che era caldeggiata principalmente da Bagarella e da Nitto Santapaola a Catania tramite Alfio Fichera, ma per la quale si prevedeva una realizzazione solo in un futuro non immediato”.


NO A “SICILIA LIBERA” – Cannella spiegava così i primi passi che aveva compiuto il movimento politico che avrebbe dovuto garantire gli interessi della mafia siciliana: “Nel 1993 ricevetti da Bagarella l’incarico di esplorare i nuovi possibili referenti dell’associazione mafiosa nel mondo politico. Ciò in concomitanza con l’ormai evidente dissolvimento della Democrazia Cristiana e dei suoi alleati, dove Cosa Nostra aveva sempre trovato i suoi principali referenti negli ultimi trent’anni… Per questo nell’autunno di quell’anno costituii un movimento di carattere politico denominato Sicilia Libera, che lo stesso Bagarella si mostrò disponibile a finanziare. Gli suggerii anche di realizzare collegamenti con altre analoghe formazioni politiche, e dopo qualche giorno mi fece mettere in contatto con un altro movimento di Catania, anche questo denominato Sicilia Libera. Sicilia Libera di Catania aveva un’ispirazione autonomista, quello di Catania era indipendentista. A Bagarella non dispiaceva affatto l’ipotesi di una separazione della nazione quale proposta della Lega Nord: in tal senso Cosa Nostra avrebbe potuto gestire autonomamente il Sud Italia”.

NASCE FORZA ITALIA – Poi il cambio di strategia. Dall’impossibilità di far decollare il nuovo progetto si passa alla decisione di far riferimento su altre realtà in procinto di emergere. Ecco come Cannella ricorda la scelta di puntare tutto su Silvio Berlusconi: “Nei primi giorni di dicembre del 1993 Bagarella cominciò a mostrare perplessità sull’efficacia dell’operazione. Si tirò indietro. Non voleva più finanziare il movimento e mi invitò a tesserare gli iscritti per recuperare fondi. Bagarella mi disse: “Non è che può… Berlusconi (venire, nda) fuori con questo discorso di Forza Italia e con questo gruppo politico, questo movimento che vuole creare, perché lo sa come è combinato con noi altri? Quindi, dice, stia attento a come si comporta con noi”. Con questa frase – spiega Cannella – Bagarella mi voleva dire: “Noi siamo Stati disponibili, abbiamo quindi, come dire, lasciato correre, gli abbiamo dato un po’ di territorio in mano, glielo abbiamo (a Berlusconi, nda) consegnato con un via libera, quindi vai tranquillo, puoi fare quello che vuoi, ma stai attento che non hai possibilità di scherzare con noi”.

L’ADESIONE – Fallita l’iniziativa del movimento separatista, Cannella, non contento, voleva candidare qualche suo uomo all’interno delle liste del nuovo referente politico. Aveva pensato di sfruttare le nuove decisioni del boss puntando sulla fondazione di un club di Forza Italia all’interno di Sicilia Libera. Ma fu lo stesso Bagarella a dissuaderlo e a rassicurarlo: “Non ti preoccupare, abbiamo nelle mani una persona: potrà risolvere in ogni caso il problema. Ti metterò in contatti con uno in grado di ordinare a Miccichè l’inserimento dei tuoi candidati nelle liste del Polo”. Spiegava Cannella: “Quando Bagarella mi fece quelle dichiarazioni io pensai che l’uomo nelle sue mani potesse essere Marcello Dell’Utri, noto anche nel nostro ambiente come vero organizzatore e mente del movimento di Berlusconi… Successivamente, Tony Calvaruso o Nino Mangano mi dissero: “Devi incontrare Vittorio Mangano perché, sai, è cosa intima di Berlusconi. Non c’è nessuno meglio di lui per dire: và, scupati u mare”.

DELL’UTRI E NON SOLO – Ai giudici Cannella dà anche una visione più ampia degli interessi deiGraviano lungo la penisola. Non si limita collegamenti che possono aver instaurato con Cosa Nostra Dell’Utri e Berlusconi. Secondo quanto gli avrebbe riferito Bagarella “a Roma si era costituito un ottimo rapporto con il costruttore Franco Caltagirone, a sua volta in rapporto con Giulio Andreotti”. “Dico meglio – spiega Cannella i Graviano avevano ripreso un vecchio rapporto che il Caltagirone aveva avuto con cosa nostra sin dai tempi di Stefano Bontade. A Milano i rapporti, sempre per quanto dettomi da Bagarella e confermatomi da Cesare Lupo (…), erano stati costituiti da Marcello Dell’Utri con cui i Graviano si incontravano personalmente (…). La nascita ed il consolidarsi delle relazioni di cui ho appena detto concretizzò definitivamente un rapporto di amicizia e di collaborazione su tutti i fronti con Dell’Utri e conseguentemente con Berlusconi. Questa non è solo una mia deduzione ma fu oggetto di numerose conversazioni con Leoluca Bagarella, oltre che con altri uomini di Cosa Nostra”.

NON FARE QUEL NOME – In particolare, su Dell’Utri, è quanto gli riferisce Cesare Lupo a fargli spalancare gli occhi, a rendergli più chiaro il quadro. Lupo è un costruttore e prestanome dei Graviano. Lupo parla a Cannella di Fabio Tranchina, un uomo d’onore, già autista di Bagarella e degli stessi Graviano: “Fabio è stato interrogato dai carabinieri. Gli hanno domandato se conosceva Marcello Dell’Utri. Se sentono anche te, non fare assolutamente questo nome”. Spiegava Cannella: “Lupo mi ha fatto questa richiesta pensando che io fossi al corrente dell’attività politica svolta da Marcello Dell’Utri… Rimase sorpreso quando gli risposi che non lo conoscevo. Di qui ho capito che i Graviano avevano interesse nella persona di Dell’Utri, tanto da richiedere con foga ad altri espressamente che non venisse toccato”.

via Giornalettismo

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