Ma le parole non potevano bastare, e così Mauro è passato ai fatti: armato di cinque fotocopie, un rotolo di scotch e una macchinetta fotografica, è partito lancia in resta con una protesta pacifica imperocché gandhiana assai, e si è messo a girare nei meandri del parlamento europeo e, “rapido e invisibile, terror dell’intero scibile” (come scriveva più o meno Bonvi per descrivere le gesta del suo Cattivik), si è messo ad appiccicare sul muro le immagini con un po’ di nastro adesivo, per poi fotografare il tutto e inviarlo al Sussidiario.net, da cui è tratta la foto che vedete. “Le immagini della Crocefissione sono state appese in luoghi di passaggio, come gli ingressi, gi ascensori, la mensa, e anche davanti alla sala plenaria” scrive testualmente il Sussidiario.
Poco conta, nella fattispecie, che la Corte Europea dei diritti dell’uomo poco c’azzecchi con le istituzioni UE in senso stretto, visto che è stata istituita dalla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, per assicurarne il rispetto. Poco conta anche che una siffatta protesta, per avere qualche significato, forse avrebbe dovuto essere effettuata ponendo le immagini del crocefisso non nei luoghi di passaggio, ma semmai nelle aule e in quelli di riunione (si sa, quando si passa di corsa in un corridoio raramente si nota cosa c’è attaccato alle pareti). Poco conta anche che, con il sontuoso stipendio che prendono i parlamentari europei, si sarebbe potuto almeno mettere una cornicetta alla fotocopia, per renderla un po’ meno anonima, e soprattutto non usare lo scotch che fa tanto provinciale.
Quello che conta, invece, è sapere che, nonostante siano passati tanti anni, la vocazione al martirio del cristiano provetto è ancora viva – e lotta insieme a noi. Tremino, lorsignori della partitocrazia anticristiana islamista cristofobica e così via. Oggi cinque fotocopie appiccicate con lo scotch, domani chissà.
via Giornalettismo
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