Ricapitoliamo: siamo a 18 leggi (o tentativi di legge) in 15 anni per salvare il Cavaliere dai suoi presunti reati penali, dai suoi presunti debiti fiscali e societari, dai suoi presunti imbrogli, dai suoi presunti affari diurni e notturni. Ammiriamo la pura abnegazione dei suoi eserciti parlamentari e la perpetua insonnia dei suoi legali ingaggiati ormai a dozzine e sottoposti a tour de force legislativi per scovare viti, chiodi, mastice, bulloni e riuscire a tenere in piedi tutto quello che va in pezzi, scivola, si sfalda, traballa, non si incastra, per tenere il Capo fuori dai guai, protetto, addirittura nascosto sotto a coltri di nuove leggi e sofismi, incapsulato nel plexiglass, visibile alle masse, invisibile alla giustizia.
Diciotto leggi. Con la progressiva assuefazione di quasi tutti i commentatori politici che alla vigilia di questo nuovo assalto alla prescrizione (100 mila processi cancellati) e nuovo scudo immunitario per i parlamentari, discutono nel dettaglio i labirinti dalle nuove (eventuali) normative, la loro efficacia, i contraccolpi che produrranno nella maggioranza e nella opposizione, quanto e come reggeranno il vaglio della Corte o se verranno polverizzate. E con quali conseguenze: si andrà a votare? Passerà la Finanziaria?
Ma si dimentica sistematicamente il primo e fondamentale dettaglio della storia: i reati commessi (o non commessi) dal Cavaliere. Se siano fondate oppure no le accuse. Se siano attendibili le testimonianze e le prove. Verosimile la ricostruzione dei fatti. E l’analisi degli indizi. Esattamente come si è fatto e si fa – fino al gioco grottesco dei processi da talk show – negli innumerevoli casi di cronaca, da Cogne a Garlasco, dall’omicidio di Meredith a quello di Gabriele Sandri. Tutti rivelandosi sommamente interessati all’involucro della storia, ai vantaggi di occuparsene per finta, e invece indifferenti al cuore del problema.
via VoglioScendere
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venerdì 13 novembre 2009
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