Il sipario stava calando sulla Mostra del Cinema di Venezia ed è tuonata la voce del Ministro Brunetta che definiva i cineasti “fannulloni”. Pochi giorni fa, al Quirinale, il Presidente della Repubblica consegnava il prestigioso Premio de Sica a registi, attori, scrittori. Una cerimonia importante nel nome di un grande maestro del cinema italiano accusato, in tempi remoti, di raccontare storie di “panni sporchi”. Nel grande salone del Palazzo , accanto al Presidente, sedeva il ministro dei Beni Culturali.
Il giorno dopo, su “Il foglio” il Ministro, contorto e amareggiato, ha definito i registi e gli attori di cinema e di teatro “accattoni”. Ho abbracciato il precariato lavorando nel cinema da circa sessanta anni -troppi anni per ricordare i nomi dei Ministri che si sono alternati in quell’incarico- ma nessuno mai, neanche nei dissensi…politici , era arrivato all’insulto. Conosciamo le invettive del Ministro Brunetta “toro scatenato” ma chi poteva immaginare che il poeta Bondi lanciasse quell’insulto. Forse lui ci vede così: fuori del portone del Ministero con il cappello in mano in attesa dell’elemosina. Forse dimentica che il cinema produce lavoro. Forse non si è reso ancora conto che il nostro cinema è famoso in tutto il mondo perché ha esportato spettacolo e cultura. Non voglio rispondere all’insulto con altre invettive. Questa moda sta incrinando moralmente il nostro Paese. Attendo soltanto che il Ministro dei Beni Culturali riconosca di aver lanciato una pesante offesa.
via Articolo21
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