Pubblicato l’ultimo “outlook” dell’organizzazione economica parigina. Per l’Italia, previsioni a tinte fosche. Ripresa incerta, più disoccupazione e conti pubblici fuori controllo. Le stesse cose che, “dati alla mano”, abbiamo (prima) sostenuto noi.
La disoccupazione italiana salirà all’8,5% nel 2010 e all’8,7% nel 2011. Quest’anno, la quota dei senza lavoro passerà dal 6,8% al 7,6%. Il nostro Pil calerà del 4,8% quest’anno per poi tornare a crescere solo intorno all’1% per il prossimo biennio confermando, in sostanza, quella previsione che vuole che solo verso il 2015 torneremo agli stessi livelli di crescita che avevamo nel 2007. Questo è quanto prevede l’Ocse nel suo Economic outlook di novembre.
In Italia, afferma l’Ocse, “l’attività ha ripreso nel terzo trimestre, con il miglioramento delle condizioni finanziarie che ha aiutato a ricostituire la fiducia e spingere la domanda interna”. Ma secondo l’Organizzazione “sia il timing sia la forza della ripresa sono incerte”. E ancora, secondo l’Ocse il debito pubblico italiano sarà al 120% nel 2011 (livelli così alti si erano avuti solo nel lontano 1994) con un deficit che resterà inchiodato ben al di sopra del 5%. Ben due punti oltre i limiti dei parametri previsti nel cosiddetto Trattato di Maastricht. A breve, nel 2009 – si legge nel documento – il deficit pubblico supererà addirittura il 5% e il debito salirà di quasi 10 punti percentuali: dal 106% al 115% entro la fine dell’anno. “Sforzi significativi di consolidamento fiscale saranno dunque necessari dal 2011 in poi, quando la crescita riprenderà”. Che si traduce, dallo stretto e rigoroso linguaggio dell’economia, in “o tagliate la spesa corrente oppure aumentate la pressione fiscale”. Finora al governo Berlusconi è riuscito solo l’aumento della pressione fiscale. Siamo intorno al 43%, livelli percentuale persino più alti rispetto a quelli raggiunti ai tempi dell’odiato “duo” Visco-Padoa Schioppa. I ragazzi di Giornalettismo, proprio nei giorni scorsi, hanno dimostrato come i “sedicenti” tagli dell’Irpef, propagandati da certa “informazione” filo-governativa come “l’esempio più lampante da parte dell’esecutivo di voler ridurre le tasse”, fosse una colossale bufala. Eppure, il governo si è vantato, ancora in queste ore, del fatto che “l’Italia starebbe rapidamente uscendo dalla crisi”. Noi, dati alla mano (compresi questi ultimi forniti dall’Ocse) saremmo un po’ più cauti. la recessione non è ancora finita perché la crescita tendenziale del terzo trimestre 2009 è un eloquente – 4,6%. La crescita congiunturale basata su dati destagionalizzati, perciò, è meno attendibile in presenza di un’annata anomala, e quel +0,6% (l’ultimo trimestre) bisogna prenderlo con le pinze.
CREATIVITA’ E LOTTA DI GOVERNO - Sul piano del contenimento della Spesa pubblica e della lottaall’evasione fiscale siamo, nuovamente, ad espedienti dal sapore “creativo” come lo scontrino fiscale “gratta e vinci”. Abbiamo sentito gli esperti dell’istituto economico Nens i quali su questo paventato provvedimento, pur non dichiarandosi aprioristicamente contrari, sostengono: “La trasmissione telematica dei corrispettivi attraverso il collegamento in rete dei registratori di cassa – senza abbinare gli scontrini ad una lotteria ma con la stessa efficacia ai fini della tracciabilità delle transazioni – era stata già decisa dal governo Prodi. Era una delle misure più incisive nell’ambito della lotta contro l’evasione fiscale. Non c’erano impedimenti tecnici. Vi era solo da superare la resistenza degli operatori a rendere trasparenti le attività collegate ai registratori di cassa. E non è un caso se proprio questa norma è stata una delle prime misure ad essere cancellata dal nuovo governo”. La proposta che prende corpo adesso, quindi, sarebbero un ritorno alle misure per la tracciabilità delle transazioni introdotte dal governo di centro-sinistra e poi abolite con uno dei primi atti del ministro Giulio Tremonti. “Per disincentivare l’evasione – sostengono al Nens – l’idea dello scontrino “gratta e vinci” non è certo la soluzione del problema per affrontare il quale servirebbe un insieme di interventi organici, complessi e coerenti”. Contrariamente a quella propaganda che vuole negli investimenti pubblici in infrastrutture (a cominciare dal “solito” Ponte sullo Stretto di Messina) uno dei punti di forza delle politiche per il rilancio dell’economia messe in atto dall’esecutivo Berlusconi, è proprio su quelle voci che il governo ha deciso di effettuare i tagli maggiori. Per non parlare dei tagli al comparto sicurezza, altro cavallo di battaglia in campagna elettorale del centrodestra. L’Ocse, infine, invita il nostro governo a considerare lo scudo fiscale una misura eccezionale. In Italia, si legge nel bollettino: “c’è stato un miglioramento dell’adesione agli obblighi tributari e minor ricorso alle misure una tantum negli ultimi anni e gli sforzi contro l’evasione continuano”. Tuttavia, l’introduzione dello scudo fiscale “dovrebbe esser visto dai contribuenti come una misura eccezionale” perché “altrimenti i contribuenti potrebbero concludete che ulteriori amnistie fiscali sono probabili”. Infatti, nella maggioranza già c’è chi sta pensando di estendere, magari con un apposito decreto legge, i termini dello stesso scudo all’anno prossimo come da noi, peraltro, anticipato.
LA LUNA DI MIELE - Nel 1992 fu spiegata a George Bush (padre) la sconfitta alle elezioni presidenziali che consegnarono gli Stati Uniti a Bill Clinton con la seguente espressione: “It’economy, stupid” (è l’economia, stupido). Bush, allora all’apice della popolarità dopo la vittoria nella Prima guerra del Golfo, credeva di avere la rielezione alla Casa Bianca nel pugno. Non aveva fatto i conti, però, con l’andamento dell’economia USA che proprio tra il 1991 e il 1992 iniziò un periodo di grave recessione. L’economia, anche questa volta, potrebbe decidere le sorti della “luna di miele” del governo Berlusconi con gli italiani. Infatti, negli ultimi sondaggi, sembra proprio che la difficile situazione economica in cui versa il paese abbia determinato il primo consistente calo di gradimento del premier e del suo governo. Il cavaliere, però, tira dritto: ha ben altre priorità, come sappiamo, a cominciare da quelle sue più strettamente personali.
via Giornalettismo
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lunedì 23 novembre 2009
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