Non entriamo nel merito della vicenda. Registriamo però che se uno dei simboli della religione cattolica deve essere difeso da blasfemi, qualcosa in questo Paese non torna. Senza sparare nel mucchio, facciamo i nomi e i cognomi: trattasi di Roberto Calderoli, Daniela Garnero (ora Santanché) e Silvio Berlusconi. Per far capire come i suddetti non possano difendere il crocefisso, forniamo un breve riepilogo della carriera profanatrice dei 3.
Roberto Calderoli è stato sposato con la sceneggiatrice Sabrina Negri. Non è tanto il fatto che i due si siano lasciati a metterlo nella lista dei sacrileghi, quanto piuttosto il fatto che quella prima e unica unione sia stata celebrata con rito celtico, di nessun valore legale. Sempre per la serie “Noi rispettiamo la Chiesa cattolica”, ricordiamo la celebre frase con la quale ha dato il benvenuto al neo papa Joseph Ratzinger il 15 aprile 2005: «A Benedetto XVI avrei preferito Crautus I». Ovviamente sorvoliamo su tutte le “carinerie” recapitate agli immigrati, sempre rispettose dei precetti evangelici dell’accoglienza. Con questo popò di curriculum il ministro della semplificazione normativa in un’incredibile intervista a Il Giornale è arrivato a dire che «nessuno potrà mai privarci dei nostri simboli, della nostra storia, della nostra identità», che «rimuovere i crocifissi significherebbe rinunciare ad una parte della nostra cultura, della nostra tradizione, di quello che oggi siamo», che «nessuno di noi intende fare questa rinuncia», e che quindi «la Lega Nord non starà a guardare e si attiverà fin da subito per dare al popolo la possibilità di pronunciarsi e dire l’ultima parola sull’opportunità o meno di privarci di un simbolo importante quale il crocifisso». Da qui la proposta del cattolicissimo ministro: «Portiamo in piazza i nostri gazebo e i nostri banchetti, diamo la parola al popolo e facciamo firmare tutti i cittadini per chiedere attraverso una petizione popolare di lasciare i crocifissi sui muri delle nostre scuole, dei nostri ospedali, dei nostri luoghi pubblici, dove sono sempre stati». Ribadiamo: non mettiamo in dubbio la bontà delle azioni, ma se a proporle è uno che si è sposato sotto un dolmen ineggiando ad Odino...
Daniela Garnero si rivela un’altra ottima predicatrice che razzola male: il cognome con il quale è nota al grande pubblico, Santanché, le deriva infatti dall’ex marito Paolo, un chirurgo estetico dal quale ha divorziato nel 1995, ottenendo peraltro l’annullamento dalla Sacra Rota. Lasciamo perdere una facile polemica sulle gerarchie ecclesiatiche compiacenti nei confronti di certi uomini pubblici e il fatto che ad ergersi a difesa della religione cattolica sia una socia del Billionaire, noto produttore di donnine di facili costumi. Ci concentriamo infatti sulla scenata andata in onda oggi su Canale5: il leader del Movimento per l’Italia infatti ha avuto una moderatissimo diverbio con il presidente del centro islamico di Milano e Lombardia, accusando un certo Maometto – personaggio ovviamente sconosciuto ai musulmani – di essere pedofilo e poligamo. Sempre nel pieno rispetto del principio cristiano dell’accoglienza, s’intende. Provate a immaginare se un islamico ci viene a dire che Maria ha cornificato Giuseppe: cosa accadrebbe? Non lo sapremo mai. Intanto ci accontentiamo dello show ispirato al rispetto delle religioni altrui della Santanché, quella che in occasione della sentenza di Strasburgo ha detto «qui, a colpi di sentenze, cambiano radicalmente l’assetto della società, stravolgono i nostri valori, il senso della nostra vita».
Ma passiamo a Silvio Berlusconi, un ormai 2 volte divorziato, interedetto quindi dalla comunione (nonostante le ostie concesse in nero dall’apposito Don Verzè). Non bastasse questo a indurgli il silenzio sulle questioni religiose, aggiungiamo altri particolari della sua vita coniugale: ancora sposato con Carla Elvira Dall’Oglio, ha nascosto per 3 anni – dal 1982 al 1985 – la sua futura seconda moglie Veronica Lario, donna che ha sposato solo nel 1990 ben dopo la nascita di 2 figli (una dei quali, Barbara, nata mentre era ancora ufficialmente sposato con la prima moglie); l’ultima moglie si è distinta anche per un aborto, avvenuto ben oltre i limiti legali («Ho avuto un aborto terapeutico, molti anni fa. Al quinto mese di gravidanza ho saputo che il bambino che aspettavo era malformato e per i due mesi successivi ho cercato di capire, con l'aiuto dei medici, che cosa potevo fare, che cosa fosse più giusto fare. Al settimo mese di gravidanza sono dolorosamente arrivata alla conclusione di dover abortire»); è risultato l’utilizzatore finale di container di gnocca recapitati almeno nell’ultimo anno dall’amico Giampaolo Tarantini.
Nonostante tutto questo, il nostro premier si è eretto (questa volta senza bisogno di punture) a difensore della cristianità: ribadendo la sua allergia per le decisioni dei giudici, ha detto che «la sentenza è per noi assolutamente inaccettabile». Nei giorni successivi ha poi aggiunto che la sentenza «non è rispettosa della realtà: l’Europa tutta e in particolare l’Italia non può non dirsi cristiana. Quando sono stato presidente del Consiglio Europeo condussi una battaglia per introdurre nella Costituzione le radici giudaico-cristiane, ma Paesi laici e laicisti come la Francia di Chirac si opposero e siccome serviva l’unanimità non riuscimmo a introdurle».
Eccoveli qui i cristiani a targhe alterne, i baciabanchi della domenica, quelli attaccati alle tonache degli alti prelati. Quelli che adesso, nonostante i loro trascorsi non proprio cattolicissimi, ora difendono nientepopodimeno che Gesù Cristo.
via Bile
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