mercoledì 18 novembre 2009

Processo breve, l’appello di Saviano trascina la protesta


«Signor Presidente del Consiglio, io non rappresento altro che me stesso, la mia parola, il mio mestiere di scrittore. Sono un cittadino. Le chiedo: ritiri la legge sul “processo breve” e lo faccia in nome della salvaguardia del diritto». Ha superato in pochi giorni le 230.000 adesioni l’appello con il quale, rivolgendosi direttamente al premier, Silvio Berlusconi, lo scrittore Roberto Saviano chiede il ritiro della “norma del privilegio”. Nelle ultime ore l’appello è stato sottoscritto anche da registi come Giuliano Montaldo, dall’attore Toni Servillo e dal giallista Andrea Camilleri.

«Il rischio è che il diritto in Italia possa distruggersi, diventando uno strumento solo per i potenti, a partire da lei», l’autore di “Gomorra”, rivolto al primo ministro. «Con il “processo breve” saranno prescritti di fatto reati gravissimi e in particolare quelli dei colletti bianchi». Giustizia veloce? E’ il sogno di tutti, dice Saviano, ma occorre agevolare i tribunali e non bloccare i processi, cancellando così «anche la speranza di chi da anni attende giustizia». Per Saviano si tratta di affermare il diritto, impedendo che ad esso di sostituisca il privilegio.

L’appello ha ottenuto un’importante risposta nell’opinione pubblica: cresce di ora in ora la lista degli italiani che sottoscrivono l’appello lanciato dallo scrittore attraverso il quotidiano “Repubblica”. Oltre a bloccare i procedimenti nei quali è coinvolto il premier, la norma sul “processo breve” rischia infatti di mandare al macero processi importanti, dal caso Cirio a quello della Parmalat fino alla vicenda Thyssen, tutti eventi che hanno profondamente colpito profondamente l’opinione pubblica.

I nomi di sottoscritturi illustri come Montando, Camilleri e Servillo si aggiungono a quelli di altre personalità della cultura e dello spettacolo, tra cui Samuele Bersani, Valerio Mastandrea, Paolo Briguglia ed Ennio Fantastichini. «Purtroppo – dichiara quest’ultimo a “Repubblica” – questa è una legge che privilegia chi è ricco e se la prende di più con chi ha meno possibilità di difendersi. E invece mi piacerebbe che il mio Paese punisse chi ha provocato i crolli finanziari che hanno mandato sul lastrico migliaia di italiani».

Cresce intanto anche il numero delle adesioni al “No-B day”, la manifestazione contro Berlusconi indetta a Roma per il 5 dicembre da Antonio Di Pietro e Paolo Ferrero, sostenuta dai 250.000 italiani che hanno già anticipato via web il proprio consenso. Tutto questo, mentre si accentua il contrasto tra Berlusconi e il presidente della Camera, Gianfranco Fini, al punto da indurre il presidente del Senato, Renato Schifani, a dettare un ultimatum: maggioranza unita, o elezioni anticipate.

via Libre

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