Fa fare figuracce sulla questione delle escort, finendo per farsi attaccare persino da Ferrara. Le sue leggi le bocciano e le ridicolizzano tutti. E adesso persino Pecorella gli ride dietro. Per l’avvocato padovano ormai è il tempo dell’ultima spiaggia.
Non è stata certo la battuta su Berlusconi “al massimo utilizzatore finale di escort, e quindi esente da reato” a far tramontare la sua stella. E nemmeno le apparizioni televisive un po’ sopra le righe di questi ultimi tempi; anzi, semmai quelle il Cav. le apprezza più degli altri. Eppure Niccolò Ghedini lo sente, che ormai è in pericolo. E l’ha capito con certezza quando oggi, aprendo le pagine del Corriere della Sera, ha trovato un’intervista del suo ex mentore, l’avvocato-deputato ed ex difensore di Silvio Gaetano Pecorella. “Demagogico e irragionevole“, ha definito Pecorella il ddl sul processo breve di cui Ghedini è uno degli autori-ombra, pur non risultandone firmatario. Mentre da altre fonti si è venuto a sapere che sarà Angelino Alfano, il ministro della giustizia, a mettere mano a un testo che fa acqua da tutte le parti, e si becca le critiche scontate dell’Anm ma anche quelle dei colleghi di maggioranza.
LA GOCCIA – Ma la goccia che sta facendo traboccare la già scarsa pazienza del Cav è stata un’altra. Ovvero, quanto sostenuto nell’ultima chiacchierata avuta con l’avvocato padovano, nella quale Ghedini ha rimproverato più volte a Berlusconi di aver accettato il compromesso al ribasso con Finisulla legge sul processo breve. SecondoNiccolò, meglio andare allo scontro con ilpresidente della Camera che accettare i suggerimenti di Giulia Bongiorno, che hanno finito per depotenziare il processo di partenza (e infatti nella prima bozza si pensava di rendere esente Berlusconi dai tre processi che lo coinvolgono, non solo dai due più scottanti). A quel punto il Cavaliere non ci ha visto più: così com’era la bozza avrebbe mandato al macero una marea di processi sui quali è concentrata l’attenzione dell’opinione pubblica, e sui giornali la maggioranza sarebbe stata massacrata. Senza contare che il testo era talmente debole che sarebbe arrivata anche l’ennesima bocciatura dalla Corte Costituzionale. Prima il massacro mediatico, magari alimentato proprio dai finiani, poi quello dei giudici: lo scenario peggiore, per una cosa che invece doveva essere fatta sotto silenzio massimo, senza svegliare troppo l’opinione pubblica. Così sarebbe stata un’ecatombe.
CORRERE AI RIPARI - La litigata tra Ghedini e Berlusconi è quindi propedeutica alla discesa in campo di Pecorella e Alfano: il guardasigilli metterà mano al testo, definendo meglio la lista dei reati ed escludendo quelli che farebbero mormorare l’opinione pubblica. Nel frattempo la maggioranza si è aperta altre due strade: la riedizione sotto forma costituzionale del Lodo Alfano, che prevede la doppia lettura in Camera e in Senato della legge. Così si preverranno tutte le obiezioni della Corte(ma non il rischio referendum: Di Pietro sta già scaldando i motori), ed è un pregio. Ma i tempi saranno lunghi, e questo è un difetto. Almeno un altro anno sulla graticola, rinviando udienze ogni due mesi oppure presentandosi a dare spettacolo ogni volta. Non conviene. Poi, c’è l’immunità parlamentare in riedizione, con la proposta di Margherita Boniver. Anche qui, il pericolo è che si finisca un’altra volta per irritare l’opinione pubblica, che è vero, vede la magistratura come una casta, ma non per questo ha un’opinione molto diversa della politica. Senza contare che, con la legge elettorale che non permette di votare con le preferenze, l’investitura popolare è stata sostituita da quella partitica ormai. E c’è differenza, quando a salvarsi sarà un signor nessuno eletto come numero 2 in una zona sicura ma che nessuno ha votato da quelle parti.
GHEDINI GIUBILATO? - Insomma, le insidie sono davvero tante. Ma Ghedini ormai è visto più come un combinaguai che come un risolvi-problemi. Ecco perché rischia una giubilazione. Soft, per carità: con tutte le cose che sa sul premier, meglio andarci cauti – e questo Berlusconi lo sa benissimo. Ma l’intenzione c’è. E se Silvio decide, poi per l’avvocato spazi e margini di trattativa non ce ne saranno molti.
via Giornalettismo
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mercoledì 18 novembre 2009
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