mercoledì 18 novembre 2009

Tremonti e le pagelle del Financial Times


Un articolo del Financial Times pubblicato ieri piazza Giulio Tremonti al quinto posto tra 19 ministri dell’Economia europei, giudicati in base alle capacità dimostrate nell’affrontare la crisi. Le pagelle, stilate da una giuria composta da 7 economisti, valutano le capacità politiche, le performance delle economie dei vari Paesi, tenendo conto della rapidità ed efficacia delle azioni intraprese e del potenziale sulla scena internazionale, oltre che di un test di “credibilità”.

L’inquilino di via XX Settembre ha conquistato questo brillante piazzamento perché “nonostante molti conflitti politici interni, ha incredibilmente lustrato la reputazione finanziaria italiana”. Il quotidiano ha anche detto che il ministro italiano ha saputo “gestire in modo relativamente sicuro una finanza pubblica notoriamente irregolare” e che “la crisi finanziaria ha praticamente rovesciato la classifica”: negli anni precedenti l’Italia era vicina al fondo.

Chi siamo noi per contraddire una così autorevole e motivata opinione? Quindi, per evidenziare quanto giusti siano i giudizi di questi esperti economisti e del quotidiano economico per antonomasia, lasceremo parlare i fatti. Sul fronte delle performance economiche, l’Italia è l’unico paese ad essere stato in recessione già nel 2008. E nel 2009, il calo del Pil sarà tra i più consistenti: le più recenti previsioni Ocse stimano per l’Italia un -5,2%. Peggio degli Usa (-2,8%), della Gran Bretagna (-4,7%), della Francia (-2,1%) e dell’area Euro (-3,9%). Forse riusciremo a fare meglio di Germania e Giappone. Un gran bel risultato!

Sul versante dei conti pubblici, il supplemento al bollettino statistico di Bankitalia mostra che nei primi 9 mesi del 2009 il saldo tre incassi e pagamenti dello Stato è stato negativo per -31,48 miliardi di euro, rispetto ai -25,83 del 2008 e al valore positivo ( le entrate superarono le spese) di 1,99 miliardi del 2007. Un bel botto all’indietro, in due anni. Colpa della crisi e del conseguente calo delle entrate? Non proprio: nei primi nove mesi del 2009 le entrate tributarie ammontano a 271,1 miliardi di euro, nello stesso periodo del  2008 erano a 280,1 miliardi, ma nel gennaio-settembre 2007 erano 273,6 miliardi. Il saldo negativo è dovuto all’aumento delle spese correnti: nei primi nove mesi del 2007 erano di 262,3 miliardi di euro, nel 2008 salivano a 297,8 mentre nel 2009 si attestano a 300,6 miliardi. E questo senza avere preso decisi provvedimenti a sostegno dell’economia, al contrario di tutti gli altri paese: davvero strabiliante!

Grazie a questa brillante gestione della politica economica e dei conti pubblici, il nostro debito è schizzato a 1.786, 84 miliardi di euro, crescendo di ben 138,77 miliardi rispetto ai 1.648,07 miliardi segnati a settembre dell’anno scorso. Ed è grazie a quest’accorta gestione della politica economica e dei conti pubblici che, secondo il Financial Times, due anni fa eravamo agli ultimi posti ed ora siamo tra i primi del mondo. Guardando  le cifre è difficile spiegarselo: ma forse noi siamo dei semplici. Gli economisti di grido che danno le pagelle e l’autorevolissimo Financial Times hanno sicuramente ragione. Per una volta anche noi diamo ragione a Giulio Tremonti. Sulla sua pessima opinione degli economisti: perché, almeno riguardo a quelli interpellati dal Financial Times, siamo d’accordo con lui.

via Giornalettismo

***
Diventa fan della Libertà di Stampa
o seguici su Twitter!

0 commenti:

Posta un commento