giovedì 19 novembre 2009

Grave episodio di censura a La7


Polemica a La 7 sulla cancellazione di un'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia del programma Reality. Lunedì, a poche ora dalla messa in onda, il direttore Antonello Piroso ha comunicato all'autrice Silvia Resta che la trasmissione veniva cancellata. Motivazione: l'inchiesta aveva una "costruzione a tesi" e "testimonianze unidirezionali". Nei 40 minuti il dossier ripercorreva la vicenda, dal "papello" di Ciancimino fino alle amicizie pericolose di Marcello Dell'Utri. Si evidenziava il ruolo dei fratelli Graviano, "boss mafiosi legati a imprenditori milanesi che diedero vita al primo Club di Forza Italia di Palermo-Brancaccio" (condannati poi per gli attentati ai Georgofili di Firenze e di San Giovanni a Roma). Si dava voce al pentito Gaspare Spatuzza (attraverso uno speaker), ma mancava l'intervista a Dell'Utri. E proprio questa è stata la contestazione che Piroso ha rivolto alla redazione. Qualcuno ha collegato il nervosismo del direttore alle voci di questi giorni, secondo le quali al TgLa7 dovrebbe approdare un nuovo direttore: Piero Vigorelli secondo Dagospia. Svolta gradita a Berlusconi.
Ieri si è consumato l'ennesimo scontro tra il Comitato di redazione e il direttore. Piroso ha accusato l'inviato Silvia Resta di fare "giornalismo militante", ha invitato i redattori a leggere il codice di autoregolamentazione Agcom in materia di rappresentazione di vicende giudiziarie. Ma il cdr ha sostenuto la bontà dell'inchiesta, fornendo la lista degli intervistati in ordine di apparizione: Piero Grasso (procura generale antimafia), Salvatore Borsellino (fratello del giudice ucciso), Vincenzo Scotti (ex ministro Interni: parla del suo siluramento), Nicola Mancino (ex ministro Interni: mostra la sua agenda del '92 per provare di non aver incontrato Borsellino), Luigi Li Gotti (avvocato di Brusca e Mutolo), il giudice Giancarlo Caselli, il procuratore di Palermo Antonio Ingroia, Attilio Bolzoni (La Repubblica), Giuseppe Lumia (Commisione antimafia) e Nando Dalla Chiesa.

«Quanto è accaduto lunedi scorso a La7 è un fatto grave che fotografa il brutto clima che oggi si respira in troppe redazioni» ha scritto Articolo21. «Bloccare la trasmissione dell’inchiesta realizzata da Silvia Resta sulla presunta trattativa tra mafia e stato, a poche ore dalla messa in onda, e dopo averla addirittura annunciata nel tg delle 12,30, rappresenta un esplicito e grave atto di censura. Ed è altresì inaccettabile il tono minaccioso e intimidatorio usato nei confronti della giornalista autrice dell’inchiesta in seguito alla legittima richiesta del comitato di redazione di La7, che voleva spiegazioni sulle ragioni dello stop del servizio giornalistico.» La redazione di Articolo21 aggiunge: «Episodi gravi e sempre più frequenti sia nell’emittenza pubblica che in quella privata, che chiamano in causa direttamente il ruolo del sindacato nazionale dei giornalisti e dell’ordine professionale ma che riguardano tutti i cittadini che hanno a cuore la tutela dei principi democratici sanciti dalla Costituzione a cominciare dall’articolo 21 sulla libertà di stampa.»

FONTI:
19 luglio 1992
Articolo21

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