A France-Soir meglio non scrivere su Russia e Italia. Soprattutto se capita di essere un po’ critici nei confronti del potere in carica. Il quotidiano rilevato in gennaio da Alexandre Pougatchev, figlio dell’oligarca russo Sergueï Pougatchev, ha appena liquidato senza tanti complimenti i suoi due corrispondenti da Roma e Mosca.
Ariel Dumont, collaboratrice esterna dalla capitale italiana, il 13 novembre s’è vista notificare la fine della collaborazione per telefono, dal caporedattore, Charles Desjardins. Da settimane le era stato detto di non scrivere più sul presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, amico del presidente russo Putin.
“A più riprese, mi è stato rimproverato il mio ‘anti-berlusconismo’. Tuttavia, precisa, ero stata molto prudente. Utilizzavo perifrasi per parlare delle sue scappatelle, tipo: ‘la disordinata vita privata di Berlusconi’. A settembre, mi hanno fatto riscrivere un pezzo sulla Mostra di Venezia in cui parlavo del film Videocracy e delle dichiarazioni critiche di Michael Moore nei confronti del presidente del consiglio italiano. In ottobre, mi hanno fatto scrivere un solo articolo, con mille raccomandazioni. Poi, più nulla.”
Anche Nathalia Ouvaroff, corrispondente da Mosca, ha perso la sua collaborazione con France-Soir, avviata nel 2006. “Quando Pougatchev è arrivato alla testa del giornale, dapprima mi hanno fatto scrivere più articoli. In seguito, hanno sistematicamente rifiutato tutti i miei pezzi politici”. Tuttavia la giornalista ritiene di non essere mai stata “troppo critica col presidente del governo Vladimir Putin”, amico di Sergueï Pougatchev. “Oramai proponevo solo articoli su argomenti sociali, come mi richiedeva la redazione: sugli ospedali psichiatrici, sulle carceri. Ma evidentemente non si trattava di testi sufficientemente favorevoli! E’ però vero che è difficile edulcorare la realtà russa. L’ultimo pezzo commissionatomi verteva sull’Eurovisione a Mosca, a maggio”.
La collaborazione con France-Soir si è interrotta senza che Nathalia Ouvaroff abbia potuto ricevere la minima spiegazione e senza che le sia stato possibile contattare in qualche modo il caporedattore. Ed ora essa teme che il quotidiano possa negarle le indennità cui ha diritto per cessata collaborazione.
Dopo il rilevamento, nel 2009, da parte di Alexandre Pougatchev, vi è stato un riassetto nella redazione di France Soir, giornale distribuito in 23 000 copie. A novembre, è stato licenziato il giornalista Georges-Marc Benamou. Mentre alla direzione è subentrato Gilles de Prévaux, ex della rivista Télé Loisir.
Solo una persona ha attraversato indenne la crisi: Christiane Vulvert, direttore generale delegato, che in molti ritengono essere il vero direttore del giornale. Contattata dal Le Monde, essa smentisce di aver interrotto ogni collaborazione con Ariel Dumont e con Nathalia Ouvaroff. “Non rimproveriamo loro nulla. Più semplicemente tentiamo di equilibrare i servizi dall’estero, per ragioni di budget. Non rientra nella politica dell’editore esercitare pressioni sui corrispondenti….”. Christiane Vulvert dice anche di non dover versare alcuna indennità alle due collaboratrici “poiché in maniera puntuale ci siamo ancora avvalsi della loro collaborazione”.
via Daniele Sensi
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