Forse vanno ristabilite alcune regolette. Roba semplice, che magari potrebbe essere condivisa da ogni parte politica, ma che nel casino sembrano dimenticate.
Tipo: quando uno fa satira politica su un ministro, bella o brutta che sia la satira e chiunque sia il ministro, non esiste che tutti gli onorevoli e i Tg in coro strillino contro il vignettista. In una democrazia sana, il vignettista fa la satira che gli pare e i politici stanno zitti, punto, fine.
Oppure: quando uno fa il direttore del Tg1, non è come se facesse il direttore del Fatto o di Libero. Il Tg1 non è un giornale corsaro né d’opinione. E’ il Tg1, quindi di noi tutti, istituzionalmente, storicamente. Più ancora del Tg2 e del Tg3. Pertanto il direttore del Tg1 non può entrare a gamba tesa su una questione che vede una buona metà degli italiani pensarla all’opposto.
O ancora: se uno fa il sottosegretario ed è indagato per camorra, non può dire che non si dimette fino alla sentenza di terzo grado, perché le cariche (specie di governo) si occupano anche in base a un principio di opportunità politica che non dipende meccanicamente da una sentenza, ma da una serie di variabili più complesse. E se non può avere il certificato antimafia per mettere su un’impresa, tanto meno può stare al governo.
O infine: se un cittadino arrestato entra in una caserma o in un tribunale o in una galera, lo Stato ha il dovere di garantire la sua salute, e se è pure tossicomane e anoressico, ha il dovere di starci più attento, non meno attento.
Roba semplice, appunto, molto semplice. E soprattutto né di destra né di sinistra, ma solo civile.
via Piovono Rane
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lunedì 16 novembre 2009
Regolette
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