L'austriaco Salzburger Nachrichten scrive: "Italia. Con una legge speciale il capo del governo Silvio Berlusconi vuole liberarsi dei procedimenti giudiziari a suo carico. Il premier scardina nuovamente la separazione dei poteri."
Ancora una volta il Parlamento deve proteggere Silvio Berlusconi dai giudici. Dopo che una speciale immunità è stata annullata, per la seconda volta, dalla Corte Costituzionale, adesso si deve porre fine a entrambi i processi penali attualmente a carico del Presidente del Consiglio. E con esso si prevede che andranno a monte migliaia di processi contro altri accusati.
Al corrispondente disegno di legge, che dovrebbe essere portato in Parlamento mercoledì sera o oggi, giovedì, a Roma si è lavorato sotto forte pressione persino di notte.
Presupposto fondamentale era l’accordo su un compromesso tra Silvio Berlusconi e Gianfranco Fini, il suo sempre più critico partner di governo del Popolo delle Libertà, che tende spesso a prendere bruscamente le distanze da lui. Nel corso di una riunione molto movimentata tra i due, che ha avuto luogo martedì, è dipesa da Fini, che è anche Presidente della Camera e dei numerosi deputati del suo seguito necessari per avere la maggioranza, visibilmente pallidi, una ennesima legge-salvapremier per l’accorciamento dei tempi dei processi. Fini ha invece respinto una legge per accorciare i termini della prescrizione.
Da quando a inizio ottobre la norma sull’immunità è stata ricusata per mano dei giudizi della Corte Costituzionale Berlusconi ha un unico obiettivo in mente, ossessivamente, ovvero levarsi definitivamente di dosso i suoi processi. Non disdegna l’impiego di qualsiasi mezzo e non si preoccupa nemmeno di dare spudoratamente l’impressione che lui, in quanto eletto dal popolo – diversamente dai giudici – possa pretendere leggi speciali a suo favore. I suoi avvocati lavorano febbrilmente alla costruzione di norme giudiziarie ad hoc, alle quali il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano non negherà la firma e che non si prevede possano essere ostacolate dalla Corte Costituzionale.
Nella discussione sono state presentate numerose proposte, su due delle quali il premier si è impuntato: l’accorciamento dei tempi della prescrizione, cosa che renderebbe impossibile i nuovi processi a carico di Berlusconi per i fatti a lui da tempo contestati, e l’accorciamento della durata dei processi. Nella seduta si è discusso di una durata totale di sei anni per tutti e tre i gradi di giudizio. In questo obiettivo governo e opposizione, in un’ Italia dove un processo civile dura in media sette anni e mezzo e un processo penale dieci, sono fondamentalmente concordi.
Per rendere realistico questo obiettivo si dovrebbe migliorare considerevolmente l’apparato della giustizia, miserevole sia dal punto di vista del personale che degli strumenti. Controversa è anche la questione se la durata massima possa essere applicabile anche ai processi in corso. Ovviamente Berlusconi si mostra favorevole. Non lo turba minimamente il fatto che con una legge in tal senso possano cessare anche processi a lungo termine come il processo Parmalat, processo che riguarda la rovina economica di parecchie migliaia di piccoli risparmiatori.
Tra breve dovrebbe iniziare proprio il processo a carico del premier per la corruzione dell’avvocato inglese David Mills. Poichè questi avrebbe preso da Berlusconi 600.000 dollari per dichiarare il falso, ha appena subito una condanna in secondo grado a quattro anni e mezzo di detenzione. Grazie all’accorciamento della durata massima dei processi il procedimento a carico dell’accusato della parte attiva della corruzione si concluderebbe immediatamente. Lo stesso vale per il procedimento per frode fiscale e per irregolarità nel commercio per i diritti televisivi.
Berlusconi ha comunque messo le mani avanti dichiarando che, anche in caso di una condanna, non darà le dimissioni da Presidente del Consiglio.
Articolo originale del Salzburger Nachrichten tradotto da Italia dall'Estero
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mercoledì 18 novembre 2009
Visti dall'estero: «Berlusconi piega e vince la legge»
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