In Lazio e in Campania le candidature sono un rebus per il partito di Berlusconi. Gli incastri sono complicati, il rischio di scontentare c’è. I Democratici corrono con poche speranze. E persino i nomi più forti non hanno voglia di rischiare. Ma il bello è che il risiko nel centro destra dipende da D’Alema.
E’ sempre colpa di Baffino. La candidatura di Massimo D’Alema alla prestigiosa poltrona di ministro degli esteri dell’Unione Europea, fortemente sponsorizzata anche dal governo Berlusconi, impone pero’ all’Italia la rinuncia alla seggiola di Commissario dei trasporti ora occupata da Antonio Tajani. Anche a Bruxelles viene applicato alla lettera il manuale Cencelli per la spartizione del potere, in un gioco di scacchi che e’ alla base delle moderne democrazie: si evita di valutare le persone in base alle loro effettive capacita’ e ,quindi, al loro reale effetto benefico nell’ amministrazione della cosa pubblica , e si indulge in una spartizione dei ruoli in base a “quote” e spettanze predeterminate.
OBBEDISCO! - Tajani ha dato piena disponibilita’ a rimettere il suo incarico ma, ovviamente, pretende una altrettanto prestigiosa allocazione. Sembra, infatti, che sia proprio questa sua richiesta alla base degli imbarazzi e della guerriglia che si sta compiendo nel Lazio, dove il PdL rimanda di settimana in settimana la definizione della candidatura a Presidente della Regione. Nel Lazio fino a qualche giorno fa la candidatura di Renata Polverini, segretario generale dell’ UGL, era data per certa e sostenuta a gran voce da tutti gli ambienti ex-aennini. Ma “l’inghippo” Tajani ha rimesso in gioco tutti gli equilibri. Nella regione, infatti, la “quota AN” e’ prevalente poiche’ per tradizione il partito di Fini ha sempre avuto un largo ed importante consenso e la Polverini gode dell’appoggio dei maggiori esponenti della destra romana e laziale da Alemanno ad Augello, da Storace a Buontempo.
MA C’E’ UN MA - Un busillis davvero complicato da risolvere poiche’, se da un lato il PDL dovrebbe essere un partito unitario, nella realta’ dei fatti esso appare come un insieme posticcio di identita’ diverse che non lesinano a prendersi a legnate pur di portare dalla loro parte un miglior risultato in termini di gestione del potere sul territorio. Il PD, salomonicamente, ha deciso di indire le primarie per la nomina del loro candidato regionale per il prossimo 24 gennaio, scegliendo una data piuttosto lontana nel tempo con l’ obiettivo di far dimenticare all’ opinione pubblica l’affaire Marrazzo e, soprattutto , di trovare qualcuno che sia disposto ad essere “bruciato “in partenza.
ANNIVERSARI? - Se il buongiorno si vede dal mattino, gli auspici non sono buoni poiche’ proprio il 24 gennaio ricorre la data della caduta al Senato del governo Prodi due anni or sono. Negli ambienti della destra romana e’ da giorni che gira una battuta feroce: “Ricandidassero Marrazzo che ad esser trombato e’ abituato!“. Sorvolando sul bon ton di circostanza, c’e’ da dire che effettivamente pochissimi sono i big del PD disposti a farsi friggere nel Lazio. Tant’e’ che uno dei nomi piu’ accreditati per il martirio sembra essere quello dell’ ex Presidente della Provincia, Giovanni Gasbarra. Luca Zingaretti, l’altro candidato forte, dovrebbe però lasciare la Provincia di Roma per correre, e se poi perde per il PD potrebbe essere peggio. Anche Emma Bonino vorrebbe candidarsi, ma la accetterebbero solo se dessero la regione ormai per persa.
E LA CAMPANIA? – Poi c’è il problema Campania. Che non si risolverà finché qualcuno non dirà una parola precisa sulla candidatura di Cosentino. E quel qualcuno non può essere che Berlusconi. Nessuno si nasconde che il sottosegretario non sarà candidato: il problema è trovare un’alternativa. Si era parlato di Italo Bocchino, ma il nome è da escludersi visto che Cosentino nell’ultima intervista lo ha indicato chiaro e tondo come “fiancheggiatore“, grazie al suo giornale, dei magistrati che vogliono il suo arresto. Il sit in e le minacce di morte potrebbero far alzare le quotazioni di Nunzia De Girolamo. Potrebbe tornare in auge il nome di Mara Carfagna (ma lascerebbe davvero volentieri il ministero e Roma?), sponsorizzato al tempo dal suo mentore Antonio Martuscello. Oppure potrebbe essere Martuscello stesso a provarci, se la Campania alla fine spetterà a Forza Italia e il Lazio ad An. In caso contrario, come è più probabile, dovrà essere il partito di Fini ad indicare un candidato. Il PD vuole candidare Vincenzo De Luca, il sindaco sceriffo di Salerno. L’IdVa Roma sarebbe d’accordo, De Magistris da Bruxelles fa sapere che non esiste perché il primo cittadino è indagato. Sarà un problema di alleanze, per il centrosinistra, prima ancora che di nomi. Nel PDL, invece, tutto alla fin fine dipende da D’Alema. Ironia della sorte.
via Giornalettismo
***
giovedì 19 novembre 2009
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
0 commenti:
Posta un commento