domenica 15 novembre 2009

Il peggio deve ancora venire


La Cgil scende in piazza per sensibilizzare l’opinione pubblica sul problema della disoccupazione. Il messaggio è “il peggio deve ancora venire” in riferimento al numero dei disoccupati e agli effetti che la loro condizione in massa provocherà. Qui sul blog è da almeno due anni che ne stiamo parlando. Chi legge la rete non si impressiona dell’annuncio della Cgil.
Il puttaniere è blindato a Palazzo Chigi da due giorni perché teme i contestatori di strada, definiti mitomani dalle pravde di regime. La raccomandazione di Elio Vito, che qualche settimana fa fiutava pericoli per le uscite pubbliche del capomandamento di governo, è stata ascoltata. Le ville alle Bermuda sono sempre là, pronte ad accoglierlo dopo la fuga. Per ora, qui, protestare democraticamente un filibustiere che si è impossessato del parlamento per fini privati può tradursi in una manganellata nelle palle. Io spero che il no berlusconi day del prossimo 5 dicembre fili via senza manganelli o proiettili. [...]
Intanto la crisi economica avanza, come il tumore del sistema. L’Italia è uno degli organi più colpiti dalla massa incancrenita. Entrato in emorragia incontrollabile perché ormai privo di difese. Le sue cellule che si spacciano per buone (annunci politici) sono in realtà maligne. Dei finti anticorpi se ne stanno accorgendo piano piano anche i televisionari incalliti. Intaccati loro stessi dal male. Sono ancora in troppi milioni quelli che ritengono di sapere, quelli che i fatti li sanno a spanne, mischiati a quelli che i fatti non li sanno proprio. Sono loro quelli che guardano la tivù per non guardare la realtà fatta di figli, nipoti e amici disoccupati, cassintegrati, sfrattati cornuti e mazziati.
Dipendenti pubblici e pensionati vanno avanti con la testa sotto la sabbia. La crisi non li ha ancora investiti perché il loro stipendio arriva, nonostante sia il frutto dell’affondo al debito pubblico. Giovedì scorso alle 17 ero a Busto Arsizio, alle 18,15 sono uscito al casello di Seriate, oltre Bergamo, dopo 70 chilometri. Ho viaggiato senza mai fermarmi del tutto, con punte di 110 chilometri orari attraverso la tangenziale nord di Milano. Il traffico a cui ero abituato fino ad un anno fa è soltanto uno spiacevole ricordo. Quando non bastavano due ore per farsi 30 chilometri da Lambrate a Trezzo. Segno che i disoccupati ci sono davvero, assieme alle aziende chiuse o fortemente sotto dimensionate.
Le famiglie danno fondo ai risparmi, quando ci sono. Altrimenti si ricorre alle sponsorizzazioni di genitori, nonni e suoceri. Prima si percepiva lo stipendio senza accantonare nulla. Ora nei bilanci familiari ci sono soltanto uscite. Nell’ultimo anno gli assegni a vuoto sono aumentati del 13%. In banca se non sei cliente non ti cambiano più nemmeno un euro.
E’ iniziato un lento e serpeggiante coprifuoco. Senza più certezza del diritto vivere nel sistema italico è un gioco alla roulette russa. Ogni giorno cade la testa di qualcuno. Chi perde il lavoro, chi dà in escandescenze, chi ruba, chi ricatta, chi fotte, chi si spara nelle palle, chi ammazza i familiari e chi si rassegna a tutto. Non vedo vie d’uscita se non in una riforma totale del sistema, a partire da quello monetario. Ma per ora, come dice la Cgil, il peggio deve ancora venire. Il trauma del cambiamento deve fare il suo corso. Ci vorranno lacrime e sangue in un periodo di transizione, di guerra, in cui non ci saranno regole, a parte quella della “morte tua vita mia“.
E’ un passaggio fisiologico che giunge fra i 60 e i 70 anni dall’ultimo conflitto. E’ arrivato il momento di distruggere tutto, per poi ricostruire di nuovo. Ditemi che sono impazzito.

via Daniele Martinelli

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