Una visita ufficiale, durante la quale il premier, nell’interesse degli imprenditori italiani che intrattengono rapporti commerciali con quel paese, dovrebbe avanzare la richiesta di una maggiore "flessibilità" nell’applicazione delle nuove disposizioni introdotte dalla LFC 2009, la legge finanziaria con la quale il governo algerino intende far fronte alla crisi mondiale riducendo le importazioni e privilegiando gli investimenti nazionali.
"Sono già in cantiere importanti progetti di investimento che attendono solo la definizione del quadro della politica economica", afferma l’ambasciatore. Progetti che coinvolgono "soprattutto piccole e medie imprese". "Soprattutto", ma non solo. Perché di un prossimo summit Berlusconi-Bouteflika scrive anche il quotidiano algerino L’Expression. Il quale, però, più che sul Berlusconi capo di governo si concentra sul Berlusconi uomo d’affari. Che si recherà sì in Algeria in visita ufficiale, ma che, a margine, pare tenterà di sbloccare una pratica che non riguarda né una piccola o media impresa, né un imprenditore qualsiasi.
Si tratterebbe del dossier "Nessma Tv", la televisione satellitare tunisina a vocazione maghrebina acquisita per il 25 per cento, poco più di un anno fa, da Mediaset (un ulteriore 25 per cento è controllato dalla Quinta Communications di Tarak Ben Ammar, di cui Fininvest è socio di rilievo).
Proprio per promuovere Nessma Tv, lo scorso giugno Silvio Berlusconi si era recato in Tunisia. Una visita privata, quella volta. Informale. Conclusasi negli studi dell’emittente con un’altrettanto informale intervista, durante la quale era evidente che a parlare fosse l’imprenditore televisivo più che il presidente del Consiglio: "L’Italia aumenterà i canali d’ingresso regolari per quanti cercano nuove opportunità. Daremo loro la possibilità di un lavoro, di una casa. Garantiremo l‘istruzione ai figli, e apriremo i nostri ospedali alle loro necessità". Parola di quello stesso uomo che solo tre mesi prima, in Italia, aveva tuonato contro la società multietnica. Alle prese, però, questa volta, con un potenziale pubblico televisivo di 80 milioni di nordafricani: spettatori e consumatori, ancor prima che possibili migranti.
Ma il progetto della prima televisione privata del mondo arabo a partenariato europeo ( "una televisione libera ed indipendente che porterà benessere e democrazia") si è appunto incagliato in Algeria. Per via del Sahara Occidentale, ovvero di quel territorio rivendicato dal Marocco contro agli irredentisti del Fronte Polisario, un movimento di liberazione popolare sostenuto militarmente e diplomaticamente dal governo di Bouteflika. Nessma Tv sarebbe favorevole agli appetiti marocchini, motivo per il quale in Algeria essa ancora non gode di alcuno statuto giuridico o commerciale, ritrovandosi paradossalmente ad essere tra i cinque canali più seguiti del paese senza poter tuttavia capitalizzare tanto successo: una sede legale ad Algeri è indispensabile per la raccolta pubblicitaria.
La richiesta di accreditamento già da tempo si trova sul tavolo dei dirigenti algerini. Bloccata. Almeno, riferisce L’Expression, fino a quando Berlusconi non si recherà in visita ufficiale sull’altra sponda del Mediterraneo. E chissà che la politica estera dell’Italia non debba conoscere un improvviso ed insospettato interesse per l’annosa questione del Sahara Occidentale. D'altronde, commenta il quotidiano algerino, in cambio dello sblocco della pratica "qualche concessione dovrà essere fatta".
via Daniele Sensi
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