Siccome, però, mi pare di aver capito che i poveri lavavetri non lavorino in proprio, ma siano organizzati dalle consuete combriccole di malavitosi che li sfruttano, le cose cambiano: dare cinquanta centesimi a chi ti pulisce il parabrezza non significa semplicemente aiutarlo a campare, ma soprattutto alimentare il racket che lo mette in mezzo alla strada, lo costringe a lavorare come un animale e lo espone alle intemperie oltre che agli insulti degli automobilisti incarogniti, salvo poi sequestrargli quasi tutto quello che ha incassato e lasciandogli in saccoccia la miseria di una manciata di spiccioli.
Per questo, e non perché mi diano fastidio o tentino di portarmi via chissà quale ricchezza, non do più soldi ai lavavetri: per non far prosperare i loro aguzzini.
Ora, io non credo che la guerra agli sfruttatori si possa combattere a colpi di ordinanze, e ho il forte sospetto che proibire che si lavino i vetri in mezzo alla strada non risponda sinceramente all'esigenza di affamare chi li strumentalizza, ma sia piuttosto la solita misura demagogica finalizzata a compiacere la masnada di automobilisti intolleranti che li detestano senza se e senza ma: sono altrettanto convinto, però, che l'umanità di cui parla la Chiesa non può consistere semplicemente nel lasciare che restino dove sono, scaricandosi di tanto in tanto la coscienza (operazione nella quale certi baciapile sono insuperabili) con un paio di monetine e fingendo di non sapere quali tasche andranno a rimpinguare.
Mi sembrerebbe molto più umano toglierli dalla strada, dar loro un letto e un paio di pasti caldi al giorno e aiutarli a trovarsi un lavoro decente: e soprattutto, se è vero come dice Alemanno che sono pronte delle borse di lavoro, attivarle senza tante storie.
Smettendo di finanziare chi li schiavizza.
via Metilparaben
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