martedì 3 novembre 2009

Mini-stro Brunetta, basta prenderci per i fondelli

Tra le novità introdotte per la riforma della Pubblica amministrazione c’è la pubblicazione dei redditi dei dirigenti pubblici e la rilevazione delle assenze negli uffici. Sbandierati come una rivoluzione. Sono provvedimenti giusti, ma la loro applicazione è una presa in giro.

La legge n. 69 del 18 giugno 2009 norma le “Disposizioni per lo sviluppo economico, la semplificazione, la competitività nonché in materia di processo civile”. Tra l’altro prevede Trasparenza sulle retribuzioni dei dirigenti e sui tassi di assenza e di maggiore presenza del personale. L’art. 21 prevede che “tutte le pubbliche amministrazioni debbano rendere note, attraverso i propri siti internet, alcune informazioni relative ai dirigenti (curriculum vitae, retribuzione, recapiti istituzionali) e i tassi di assenza e di presenza del personale, aggregati per ciascun ufficio dirigenziale.” Il ministro Brunetta considera queste innovazioni fondamentali per aumentare la trasparenza nella Pa, l’informazione dell’opinione pubblica e quindi l’efficienza degli uffici. Alla legge è stata data attuazione con due successive circolari del ministro. Vediamo cosa dicono.
NELLE RETRIBUZIONI NON CI SONO GLI INCARICHI EXTRA – Il testo della prima, la circolare n.3 del 2009, prevede che siano “pubblicate le retribuzioni annuali lorde, secondo le voci specificate nei CCNL e nel contratto individuale di lavoro”. Sia il trattamento tabellare (lo stipendio base) sia quello accessorio (la retribuzione di risultato, per i più “bravi”). Siccome ci sono stati dubbi interpretativi, il ministro ha emanato una seconda circolare, la n.5 del 2009. Che ha chiarito che non si devono pubblicare i dati reddituali della persona. E’ anche esplicitamente detto, a firma Renato Brunetta, che non devono essere pubblicati i dati relativi ad emolumenti percepiti per incarichi specifici, sia istituzionali che extra istitizuonali, come la partecipazione a Comitati o Commissioni, lo svolgimento di docenze, o qualsiasi attività professionale. Ad esempio, per i medici, non vanno resi pubblici i redditi intramoenia. Ma allora l’unica informazione che si ottiene è sapere quant’è lo stipendio dei dirigenti della Pa. Se prendiamo un qualsiasi sito internet (a caso, quello della Regione Toscana), troviamo un lungo elenco di dirigenti con stipendi molto simili. L’unica differenziazione è dovuta dall’anzianità o alla pesatura (cioè l’“importanza”) dell’incarico assegnato. Ma dov’è la trasparenza, il contenuto informativo, signor Ministro? La vera trasparenza sarebbe proprio quella di sapere che il dirigente Tizio viene sempre nominato membro di Commissioni e il dirigente Caio no. O vedere che il dirigente Sempronio riceve incarichi su incarichi “istituzionali” e non, mentre il dirigente Ambrogio mai.

NELL “ASSENTEISMO” SI CONTANO LE FERIE – Ma c’è un altro capolavoro del ministro Brunetta, quello sulle assenze. All’inizio si disse che in questo modo avremmo conosciuto, ufficio per ufficio, l’assenteismo dei dipendenti. Leggendo le due circolari o consultando il sito del Ministero, si spiega intanto che si parla di tassi di assenza e di presenza del personale distinti per ufficio di livello dirigenziale. Ma concretamente, cosa esprimono questi tassi? Nel computo delle assenze vengono calcolati, spiega sempre il ministro Brunetta, tutti i giorni di mancata presenza lavorativa a qualsiasi titolo verificatasi (malattia, ferie, permessi sindacali, aspettativa, ecc.) del personaledell’ufficio o unità organizzativa di livello dirigenziale. E la percentuale che appare va riferita alle assenze complessivamente considerate. Calcolare “l’assenteismo” in questo modo, computandoci anche le ferie, può portare ad evidenti distorsioni. Che tipo di informazione riceve il cittadino che apre il sito internet di un Comune o di una Regione e legge che un certo Ufficio ha un tasso di assenza del 30% nel mese di Luglio (magari interamente dovuto a ferie dei dipendenti) mentre un altro Ufficio ha un tasso di assenza del 5% (che invece magari è dovuto ad effettivo assenteismo)? Ma che razza di trasparenza è questa, signor Ministro?

DEMAGOGIA ALLO STATO BRADO – La trasparenza della Pubblica Amministrazione è un’idea giusta. Anzi, necessaria. Serve ai cittadini, serve agli amministratori, serve agli stessi dipendenti e dirigenti della Pa, perché consente di conoscere i comportamenti di persone che svolgono una funzione di interesse pubblico. Ma deve avere un senso, deve realmente informare. Quella del ministro è una superficiale e pressappochista maniera di fare finta di fare trasparenza. Ci saranno sicuramente ragioni di privacy, di organizzazione interna, che hanno “costretto” il ministro Brunetta a fare un’operazione di facciata, intrisa di demagogia, anziché di vera trasparenza. Ma allora, per favore, la pianti di prenderci in giro. Non ce lo meritiamo.

via Giornalettismo

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