La prassi vuole infatti che, in caso di condanna a tre anni, venga interdetto al condannato di avere incarichi pubblici. Non è una legge scritta apposta contro Berlusconi, non sarebbe un sovvertimento della democrazia o chissà cosa: è una pena accessoria che scatta in automatico per tutti.
E visto che i processi in cui è imputato prevedono proprio, come minimo, tre anni di pena, Berlusconi sarebbe automaticamente escluso dalla politica. Napolitano a quel punto sarebbe costretto a cercare una nuova maggioranza all'interno del Parlamento: alternativamente si andrebbe alle elezioni, a cui Berlusconi ovviamente non potrebbe partecipare perché interdetto dai pubblici uffici.
Questo è quello che prevede la legge, ad oggi. Ma ci siamo accorti, negli ultimi anni, che Berlusconi e la legge non sempre hanno la stessa prospettiva.
Se il premier, condannato e interdetto dai pubblici uffici, si opponesse al naturale svolgersi della legge, assisteremmo allo scontro finale, al definitivo strappo alla Costituzione, al vero e proprio colpo di Stato.
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