martedì 10 novembre 2009

Sogni di gloria e reni spezzate


Ora che abbiamo definitivamente sdoganato le previsioni economiche delle istituzioni internazionali, anche se restiamo un paese densamente popolato da analfabeti in materia, possiamo dedicarci alla segnalazione di materiale interessante sull’argomento. Lo sappiamo, è tutto molto stucchevole, ma se avessimo una stampa mainstream capace di leggere, scrivere e far di conto potremmo risparmiarci questi post e pensare al calcio. Ma gli striscioni ci tornano comunque utili.

Dunque, ecco l’ultimo World Economic Outlook del Fondo Monetario Internazionale, pubblicato il mese scorso. Consideriamo solo le economie avanzate, quelle con cui abbiamo la velleità di confrontarci. Nella tabella qui sotto, osservate i valori medi (quelli in grassetto) per crescita, inflazione e disoccupazione. Poi, con un grande sforzo concettuale, tenete presente che i dati riferiti al 2007 e 2008 sono dati, cioè accaduti e non previsioni. Cosa leggete per il Belpaese? Che fa sistematicamente peggio della media, e addirittura peggio, nella crescita già conseguita, di Spagna e Regno Unito, le due ultimissime pietre di paragone utilizzate dalle parti di Palazzo Chigi. Questo fa sorgere il sospetto che, comparando mele a mele (valuta omogenea e parità di potere d’acquisto), questi paesi non stiano facendo peggio del nostro, ma addirittura meglio, sia pure in termini relativi.
Ma soprattutto, richiamiamo la vostra attenzione sul dato di Pil italiano del 2008. In Eurolandia l’Italia, con l’Irlanda, è l’unico che ha fatto segnare una variazione negativa anche lo scorso anno, e tra i pochissimi a livello globale. Pensate: siamo fanalino di coda assieme al paese che in Europa aveva i maggiori squilibri macroeconomici e finanziari, in termini di bolla immobiliare e dei consumi, e deficit delle partite correnti. Come ama dire Tremonti, “i nostri concorrenti crescevano più di noi perché la loro crescita era drogata dal debito”. Solo che da questi dati (che, lo ripetiamo ad abundantiam, sono a consuntivo), non c’è traccia di conferma empirica di questa tesi.
L’unica ipotesi che possiamo a questo punto avanzare è che anche l’Italia si trovi in una in una situazione di bolla. Ma non finanziaria, bensì di ignoranza e demagogia.

via Phastidio

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