lunedì 2 novembre 2009

L'Italia vista dall'estero: "Le tattiche televisive di Berlusconi mettono a disagio l’Italia"

Pubblico un articolo comparso il 23 ottobre 2009 su The Guardian.

Le tattiche televisive di Berlusconi mettono a disagio l'Italia

Quando la Corte Costituzionale ha tolto al Presidente del Consiglio l’immunità giudiziaria, questi ha promesso di difendersi nell’unica arena che conta veramente. “I due processi contro di me sono farsa, risibili, assurdi e illustrerò questo agli italiani anche andando in televisione”, ha dichiarato.

Berlusconi dovrà affrontare in aula due processi che riprenderanno verso la fine di quest’anno. È accusato di frode fiscale e falso in bilancio nell’acquisto di diritti televisivi da parte di Mediaset e di aver corrotto l’avvocato inglese David Mills in cambio di falsa testimonianza per proteggere il suo impero d’affari. Berlusconi rifiuta ogni accusa.


Ma in una nazione in cui quasi l’80% della popolazione si informa principalmente attraverso la televisione, il potere che questa ha nella formazione dell’opinione pubblica non sarà mai evidenziato abbastanza. E il Presidente del Consiglo ne è ben consapevole: essendo il proprietario di Mediaset e controllando anche l’emittente pubblica RAI, riesce a dominare i canali guardati tutti i giorni da quasi il 90% degli italiani. Berlusconi una volta ha affermato a un suo socio: “Non capisci che se una cosa non è in televisione non esiste?”.

Ma adesso che il Premier è sulla difensiva dopo mesi di scandali sessuali e contraccolpi legali, in molti temono che usi la sua presa sui mezzi di comunicazione italiani per soffocare le critiche. Quando un giudice ha ordinato alla Fininvest di pagare 750 milioni di euro per danni da corruzione nella battaglia per il controllo di un’azienda, Berlusconi ha promesso: “Su questo ne sentirete delle belle”. Qualche giorno dopo una troupe di Canale 5 della Mediaset ha rintracciato il giudice per le strade di Milano, criticandolo perché fumava troppo e perché indossava dei calzini di un turchese “eccentrico”, sollevando in seguito proteste da parte dei magistrati e un’ondata di calzini simili comparsi tra i ranghi dell’opposizione.

Berlusconi ha sempre usato i suoi mezzi di comunicazione per distruggere, punire, ridicolizzare e umiliare chi percepisce come suo nemico” ha dichiarato Alex Stille, un autore che scrive sull’Italia. “Ma l’intensità dell’ultima campagna, in cui chiunque critichi Berlusconi viene segnalato come iniziatore di un campagna diffamatoria, è singolare e molto preoccupante”.

PREDATORE DELLA LIBERTÀ DI STAMPA?

Quando l’editore del quotidiano della CEI aveva criticato la relazione del Presidente del Consiglio con una modella adolescente, il quotidiano Il Giornale di proprietà del fratello di Berlusconi l’ha accusato di omosessualità, costringendolo a dimettersi. Berlusconi ha dato avvio ad azioni legali nei confronti dei quotidiani italiani ed esteri che hanno scelto di pubblicare le affermazioni di una accompagnatrice a pagamento sui presunti incontri sessuali col Presidente del Consiglio avvenuti dopo una festa a novembre.

Agli italiani è stato anche propinato il bizzarro spettacolo allestito dal quotidiano appartenente alla famiglia del Presidente del Consiglio che incitava i cittadini a non pagare il canone per la televisione pubblica in seguito alla furia di Berlusconi nei confronti delle critiche velate da parte dell’emittente.

Una manifestazione per la libertà di stampa tenutasi a Roma questo mese ha attirato circa 100.000 persone. L’organizzazione Reporters Sans Frontièrs ha dichiarato che l’Italia è scesa nella sua classifica per il secondo anno di fila, piazzandosi alla 49ima posizione, e a Berlusconi manca poco per essere aggiunto alla sua lista dei Predatori della Libertà di Stampa, la prima volta per un leader europeo.

La situazione è piuttosto preoccupante e Berlusconi esercita un’influenza pericolosa per la qualità della democrazia italiana” ha dichiarato Daniele Albertazzi, professore universitario di media europei presso l’Università di Birmingham. Questo mercoledì Berlusconi è riuscito a evitare per poco una mozione di sfiducia da parte del Parlamento Europeo grazie ai suoi alleati nel partito conservatore, che hanno respinto col margine di soli tre voti una risoluzione contro di lui. Ma il gesto è stato soprattutto simbolico: Bruxelles non ha il potere per intervenire e Berlusconi non ha infranto la legge italiana sulla proprietà dei mezzi di comunicazione.

CONTA SOLO LA TV

La legge sui mezzi di comunicazione del 2004, abbozzata dal precedente governo, stabilisce che un singolo deve essere proprietario di più del 20% dei media per incorrere in una sanzione, e per media in questo caso s’intende tutto, da internet passando per gli 800 giornali locali fino ai 150 quotidiani nazionali. Berlusconi, oltre alla sua morsa sulla televisione, controlla la casa editrice e l’agenzia pubblicitaria più importanti ed anche un settimanale, ma tutto ciò è soltanto una piccola parte del suo impero mediatico.

“Il problema in Italia è che l’unico sistema importante abbastanza per influenzare il modo in cui la gente vota e pensa è la televisione” ha dichiarato Albertazzi. I tassi di penetrazione di Internet in Italia sono ben al di sotto della media europea e la tiratura dei quotidiani è bassa e limitata alle classi abbienti. Il quotidiano di maggior diffusione, il Corriere della Sera, vende mezzo milione di copie: solo una frazione rispetto ai tre milioni venduti dal tabloid The Sun nel Regno Unito.

In contrasto, il 46% degli italiani trascorre dalle 2 alle 4 ore al giorno di fronte alla televisione, con una percentuale del 17% che vi trascorre più di 4 ore. E anche se l’agenzia di controllo Agcom ha multato Mediaset per la sua mancanza di imparzialità, queste sanzioni hanno avuto un impatto limitato.

I parlamentari dell’opposizione hanno criticato la scelta della RAI, definendola come motivata politicamente, di abbandonare la piattaforma Sky Italia appartenente a Rupert Murdoch e di lanciare un servizio congiunto assieme a Mediaset, il suo diretto concorrente nel mercato della televisione non criptata.

Molti dei sostenitori del Partito Democratico – tra cui il leader [ora ex leader, ndr] Dario Franceschini- si sono rammaricati per il fatto che la sinistra non sia riuscita a varare una legge sul conflitto d’interessi, malgrado sia stata al governo due volte dopo la discesa in campo di Berlusconi nel 1994. Ed ora è proprio Berlusconi a proporre una sua legge. Ha promesso di intraprendere un processo di riforma della Costituzione con l’obiettivo di aumentare i poteri del Presidente del Consiglio e di mettere i Pubblici Ministeri sotto il controllo diretto del governo.

“Sarebbe una modifica molto importante della Costituzione verso una forma di governo populista senza i pesi e i contrappesi necessari in democrazia” ha dichiarato James Walston dell’Università Americana di Roma. “È quasi certo che le riforme economiche urgenti saranno accantonate”.

Articolo originale di The Guardian, traduzione di ItaliaDall'Estero

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